Seguo Rafael – o meglio, Rafa – Nadal da quando era appena un ragazzino di 17 anni.

Ancora oggi, che è un uomo fatto e finito, quando lo guardo vedo quel giovanetto con i capelli lunghi, la fascia nei capelli e le maglie a giro manica, con lo sguardo feroce di chi vuole mangiarsi la vita.

Chi come me si è avvicinato del tennis grazie a Stefan Edberg, un tennista letale ma straordinariamente elegante, difficilmente si appassiona al maiorchino.  Io sono una delle rare eccezioni.

Rafael nasce tennista per volere di suo zio: in realtà da bambino è appassionato di calcio (è un gran tifoso del Real Madrid), tanto che pratica entrambi gli sport. Suo padre, a 12 anni, gli impone una scelta: c’è la scuola, anche, a cui pensare. Zio Tom allora gli consiglia di mollare il pallone per dedicarsi solo alla racchetta.

Lo zio, prima di tutti, intuisce che, al di là dello sport praticato, Rafael è dotato di un atletismo senza pari. È forte, resistente, instancabile e testardo.

Colpisce palla e palline con la stessa veemenza, ruota la racchetta con una potenza indicibile per la sua giovanissima età, come se fosse un’arma più che un oggetto con cui divertirsi.

Scende in corte come se dovesse andare a un combattimento, e difendersi è la sua specialità. La sua tecnica non è eccelsa ed è evidente che il giovane Rafa faccia affidamento su ben altro.

Eppure io, cultrice dell’eleganza, mi sono fatta catturare da questo splendido animale da competizione. Malgrado la compresenza a quei tempi di Roger Federer,  tennista divino dotato di un bagaglio tecnico senza pari, nei loro duelli ho sempre fatto il tifo per Rafa.

Più passano gli anni, più capisco che per Rafael Nadal trovarsi a competere con Federer è stata una benedizione. Perché Rafa è intelligente e ha piena consapevolezza che lo svizzero gli è tecnicamente superiore,  che solo studiandolo attentamente può batterlo. Non solo: deve cogliere il tallone d’Achille del Re e nello stesso tempo deve migliorare i suoi difetti.

Ed è quello che Rafa Nadal fa ormai da tutta la sua vita da tennista: ogni volta scopre un suo punto debole e ogni volta ci lavora, ossessivamente, maniacalmente, fino a vedere i miglioramenti che si è prefissato.

La straordinaria umiltà, il sapersi mettere costantemente in discussione, l’intelligenza tattica gli conferiscono negli anni una forza mentale che credo sia più unica che rara.

Nadal quando gareggia riesce a isolarsi da tutto e da tutti. Entra nella propria dimensione e resta lì, solo con se stesso. Non c’è  posto per niente altro. In un religioso silenzio con il proprio io, Rafa non crolla praticamente mai. Si aggrappa a ogni errore, ogni passo falso dell’avversario, a ogni seppur minuscolo filo di speranza.

A dispetto della sua evidente emotività, diventa di una. freddezza glaciale.

Questo è sicuramente il segreto numero uno dell’eccezionale carriera di Rafael Nadal che ieri, a 35 anni e mezzo, si è portato a casa il ventunesimo Slam, dopo 5 ore e passa di gara, dopo essere stato sotto di due set e in difficoltà nel terzo.

Una partita pazzesca che ci racconta tutto di Rafa: quella straordinaria capacità di restare sempre “Focus On”, di non perdere mai di vista il proprio obiettivo, sudato, voluto, preparato con ore su ore di allenamenti massacranti, maniacali, come solo lui sa fare.

Un’ immagine di incredibile potenza che così tanto contrasta con il Rafael uomo, riservato, quasi timido, sempre disponibile e sorridente, l’esatta immagine dell’antidivo. Un ragazzo che ha fatto della semplicità il suo segreto e il suo stile di vita.

La sua rivalità con Federer, corollata da una bell’amicizia tra i due, resterà per sempre una delle pagine più belle di tutti i tempi.

Così come Nadal resterà uno dei tennisti – e degli atleti – più forti di tutti i tempi. Sicuramente il migliore sulla terra battuta, sicuramente iconico e irripetibile.

Tutte le volte che lo guardo compiere un’impresa non posso fare a meno di emozionarmi, come la prima volta. Forse perché scende in corte e gioca sempre come se fosse l’ ultima volta.

E così anche una fanatica della tecnica come me può essere completamente catturata dalla grandezza, dalla tenacia, dalla forza di Rafael Nadal.

Perché Nadal non muore letteralemente mai. 

Perché oggi Nadal è nell’Olimpo del Tennis.

 

Daniela Russo