A volte, dietro a storie di sofferenza, si cela il lieto fine. Tutto è cominciato con una fuga dal Gambia, piccolo paese dell’Africa dal quale ogni anno migliaia di persone scappano dal clima di terrore instaurato dal dittatore Yahya Jammeh, al potere da 21 anni e si dirigono verso i paesi europei come per esempio, la Germania. Uno di questi fuggitivi è Ousman Manneh, arrivato a Brema all’ inizio del 2014 quando avea solo 16 anni, solo, perché nessuno dei suoi parenti è riuscito a scappare con lui. Sistemato in un centro accoglienza per immigrati minorenni, Manneh ha dormito con altri 17 ragazzi che come lui erano scappati dal proprio paese d’origine ritrovandosi in Germania completamenti soli.

Il diciottenne non è però un ragazzo “normale”: gioca incredibilmente bene a calcio. Nell’aprile del 2014 lo prende il Blumenthaler SV, club che gioca nel campionato regionale. In 12 partite Manneh ha segnato 15 gol, attirando l’interesse del Werder Brema, che decide di farlo giocare con la Seconda Squadra, iscritta al campionato di Serie C tedesco dimostrando di essere più bravo degli altri. Poi, il destino ci mette lo zampino: pochi giorni fa il Werder ha perso Franco Di Santo, passato improvvisamente allo Schalke. Il club di Gelsenkirchen ha sfruttato una clausola di rescissione presente nel contratto dell’argentino, spiazzando il Werder che non ha un sostituto pronto, o almeno non sapeva di averlo. E così Ousman ha giocato un’amichevole che il Brema ha vinto contro il Wilhelmshaven. Quando è entrato in campo lui, a 30’ dalla fine, il risultato era fermo sul 3-0. La gara è terminata con un  clamoroso7-0,  con 4 gol  in  soli 15 minuti del neo acquisto tedesco.

Il 10 marzo scorso Ousman è diventato maggiorenne e ha lasciato il centro accoglienza. Ora può permettersi di stare in affitto grazie al contratto firmato con il club di Brema fino al 2018 a 2500 euro al mese.

Torsten Frings, ex nazionale tedesco e oggi vice allenatore del Werder, ha spiegato: “Ousman vive per il calcio. Ed è quello che gli chiediamo”. E a 18 anni, dopo quello che ha passato, è giusto che non pensi ad altro.

Barbara Roviello Ghiringhelli