Si sono da poco  celebrati  i funerali di Enzo Totti nella chiesa di Santa Maria del Carmelo di Roma.

Il coronavirus se lo è portato via, proprio lui, colonna portante e padre sempre molto presente nella vita di Francesco soprattutto a livello calcistico.

Una cerimonia intima con trenta persone all’interno della chiesa ma centinaia fuori, a sfidare la pioggia, pur di essere lì per l’ultimo saluto allo “Sceriffo” o semplicemente papà Enzo.

Non potevano mancare altre icone del calcio romanista tra cui Bruno Conti, Vincent Candela e il preparatore Vito Scala.

Nella città sono stati tanti gli striscioni di vicinanza da parte della tifoseria giallorossa, dal «Buon viaggio papà Enzo» fino a «Padre della nostra storia, buon viaggio Sceriffo».

E’ stato anche un po’ il papà di tutti noi, che da sempre seguiamo la Roma e che da quel lontano 28 marzo 1993 ha visto scendere in campo per la prima volta suo figlio fino a vederlo diventare una leggenda della Roma.

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Fonte immagine: Profilo ufficiale Instagram Francesco Totti

In un’intervista su Vanity Fair rilasciata qualche giorno fa, tra i vari ricordi che poi lo hanno portato a intraprendere la splendida carriera calcistica, ce n’è uno proprio con suo padre:

«Quando da piccolo mi chiamavano lo gnomo e non mi volevano far giocare con quelli più grandi, papà insisteva. Loro cedevano, poi mi vedevano giocare e volevano rifare le squadre. Io zitto, muto, ma orgoglioso. Papà, forse, ancora più di me».

 

Padre, ma anche nonno esemplare. Dopo l’addio al calcio di suo figlio Francesco, non ha più varcato le porte dell’Olimpico e si è dedicato ai suoi nipoti; soprattutto a Cristian che spesso accompagnava agli allenamenti e alle partite.

 

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Fonte immagine: Profilo ufficiale Instagram Francesco Totti

Le toccanti parole di Francesco Totti e il lutto che lo ha colpito nel peggior momento per la Nazione, hanno fatto sì che tanti uomini del calcio e non, si stringessero in un abbraccio virtuale per far sentire la loro vicinanza.

Tanti i messaggi di cordoglio, anche dalle altre società tra cui il Real Madrid ma anche dall’ormai ex presidente della Roma, James Pallotta con cui in realtà non ha mai avuto un certo feeling.

Un lutto tende ad abbracciare tutti e a far sentire più vicini indipendentemente dalla fede calcistica e dai colori.

Il dolore che genera tale lutto, scaccia via qualsiasi forma di rivalità e rancore, perchè nemmeno al peggior nemico bisognerebbe augurare di soffrire o addirittura la morte.

Negli anni, di lutti ne abbiamo purtroppo vissuti tanti.

Uno fra tutti, recente,  ha portato via Davide Astori nel 2018 e  ha unito ogni singola persona, tifoseria, squadra, in un grande abbraccio portando con sé infinite lacrime e quel senso di impotenza e incredulità che solo la morte ti fa provare.

La morte non è nulla. Non conta.
Io me ne sono solo andato nella stanza accanto.
Non è successo nulla.
Tutto resta esattamente come era.
Io sono io e tu sei tu
e la vita passata che abbiamo vissuto così bene insieme
è immutata, intatta.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il vecchio nome familiare.
Parlami nello stesso modo affettuoso
che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce,
non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Sorridi, pensa a me e prega per me.
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima.
Pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato
che ha sempre avuto:
È la stessa di prima,
c’è una continuità che non si spezza.
Cos’è questa morte se non un incidente insignificante?
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri
e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall’altra parte,
proprio dietro l’angolo.
Va tutto bene; nulla è perduto.
Un breve istante e tutto sarà come prima.
E come rideremo dei problemi della separazione
quando ci incontreremo di nuovo!

[Henry Scott Holland]

La morte sa essere davvero disarmante ed è proprio in queste situazioni che si dovrebbe posare le ‘armi’ della rivalità affinché il tifo, che sia anche diametralmente opposto, possa fondersi in un unico abbraccio solidale.

BUON VIAGGIO “SCERIFFO”

Raffaella De Macina
Immagine copertina: Twitter