Joao Felix, sarà lui l’erede di Cristiano Ronaldo?

Ventuno anni a Novembre, ex Benfica, talento cristallino e la pesante eredità di un campione come CR7.

Pochi indizi, sufficienti però a capire che si parla proprio di Joao Felix, gioiellino dell’Atlético Madrid e futura colonna portante della Nazionale portoghese.

Joao Felix però non è solamente le grandi giocate, la cifra monstre di 126 milioni di euro spesi dai Colchoneros per il trasferimento o la tripletta record contro l’Eintracht in Europa League che lo ha reso il più giovane di sempre a segnarne una nella competizione.

 

Quella di Joao è una storia particolare, fatta di umiltà, maturità e tanti sacrifici

Iniziò a giocare a calcio a cinque anni nel Tondela, dove il padre lavorava come aiuto-allenatore.

Pronti, partenza, via e solo un anno dopo era già ricercato da Porto e Benfica.

Un’occasione da non perdere ma una scelta che risultava però obbligata: Lisbona distava più di trecento chilometri da Viseu, sua città natale, mentre Oporto “solo” centotrenta.

E fu così che Joao optò proprio per i Dragões, dando inizio alla carriera calcistica vera e propria di quello che da tanti esperti viene definito come un “baby fenomeno”.

Il suo non è stato però un percorso facile ma, anzi, fatto di tanti sacrifici.

Giocare nelle giovanili di una squadra di quel calibro, ma così distante da casa, ha comportato rinunce e tanta forza mentale che solitamente non viene richiesta ad un bambino di quell’età.

 

Joao Felix, però, non ha avuto bisogno che nessuno gli chiedesse nulla.

Era piccolo ma molto maturo, tanto che quando tornava da scuola sistemava già tutta la casa, in modo che non appena i genitori arrivassero dopo il lavoro potessero immediatamente partire per portarlo agli allenamenti.

Così la famiglia si è ritrovata a percorrere circa 250 chilometri ogni volta solo per permettergli di inseguire un sogno, fino a quando ad undici anni il giovane talento portoghese non si è caricato di responsabilità facendo una scelta difficile, ma necessaria: andare a vivere da solo a Oporto nel centro che ospita i giovani del vivaio.

Seconda punta dalla tecnica sopraffina, visione di gioco degna di nota e potenzialità altissime.

La pecca? Il fisico gracile. Motivo per il quale, dopo anni da protagonista nelle giovanili, il Porto non lo considerò più un giocatore chiave e Joao decise che era arrivato il momento di cambiare aria.

Grazie al padre nel 2015 andò in forza al Benfica e lì negli anni le soddisfazioni iniziarono ad arrivare chiare e lampanti.

Aggregato alla squadra B della Segunda Liga, doppietta in semifinale di Youth League, esordio con la nazionale Under 21 e chiamato ad allenarsi con la prima squadra del Porto.

 “All’inizio ero molto nervoso, come è normale che sia, ma poi ti rendi conto che sono solo ragazzi come te che rincorrono un pallone e giocano a calcio”.

Una serie che lo ha portato nel 2018 ad essere aggregato in pianta stabile in prima squadra. Risultato? Venti gol e 11 assist. Bottino sufficiente per l’Atlético per pagare 126 milioni di euro pur di portarlo alla corte di Simeone.

E nonostante a Madrid abbia fatto (e in parte ancora faccia) fatica ad imporsi – tra le cause, il peso da portare sulle spalle di una cifra così elevata – per essere prossimo ai 21 anni ha già raggiunto grandi obiettivi personali.

Tra i tanti: incontrare, sfidare e vincere contro uno dei suoi idoli, Cristiano Ronaldo, nel 2-1 dell’Atletico alla Juventus in Champions League.

joao felix
fonte immagine: profilo twitter uff del calciatore

 

E chissà se quel ragazzino che, ogni singola volta da quando è professionista, in pullman prima delle partite chiama sempre e tassativamente il padre a mò di rito scaramantico, parlando del più e del meno, quel giorno non abbia menzionato, anche solo per scherzo, la possibilità di segnare proprio contro Ronaldo.

Non è dato sapere, ma ciò che è certo è che quel giorno Joao Felix non ha solo segnato a Cristiano Ronaldo, quel giorno Joao Felix ha realizzato una doppietta. Proprio contro quel mostro sacro.

E non è un caso che di lui, in Portogallo, si parli proprio in relazione a CR7.

I tifosi credono che sia proprio il giovane portoghese l’erede in nazionale del cinque volte pallone d’oro.

Tanto che quando nel 2019 Ronaldo andò in tribuna a vedere una partita del Benfica in cui Joao Felix giocava, un ex dirigente dichiarò: “Il miglior giocatore del Portogallo era allo stadio stasera. Ed è bello che Cristiano lo abbia visto”.

Dichiarazioni forti, azzardate, ma che rendono bene l’idea dell’aspettativa che si è creata intorno a un ragazzo così giovane.

 

Adesso però è arrivato il momento di passare dalle aspettative alla consacrazione definitiva.

Magari trascinando il Portogallo proprio insieme a Cristiano, una volta solo lontano idolo inarrivabile, come lo erano anche Kakà e Rui Costa, e invece oggi compagno di reparto e campione a cui rubare segreti, chiedere consigli per crescere e affinare la tecnica del gol.

E visto il tostissimo girone del Portogallo, servirà l’aiuto di tutti. Anche, e soprattutto, di quel ragazzino di Viseu che da bambino come giocattolo chiedeva sempre e solo “à bola” e che ora, invece, si ritrova a calcare i palcoscenici calcistici più importanti che chiunque da piccolo può solo sognare.

 

Lidia Ludovisi