Il Calcio dalla A alla Z di Veronica Guariso

La vita è una partita di calcio fra un ciak e l’altro

Nasce da questo pensiero la rubrica di Gol di Tacco a Spillo, il web magazine regolarmente registrato come testata giornalistica composto esclusivamente da donne. Parlare di calcio al femminile, in toni talvolta meno seri e magari più ironici è uno degli intenti della redazione più rosa del web.

Intento che da oggi si è tramutato anche in un’intervista alfabetica, dove donne raccontano la vita attraverso la metafora del calcio o il calcio attraverso piccole storie di vita.

A sottoporsi oggi alla nostra valanga di domande è la giornalista Veronica Guariso.

Redattrice di toro.it, Veronica è anche digital pr e social media manager. Fra le sue collaborazioni, Miss Italia e Volley Parella Torino.

Amore: Lo sport e il calcio sono amore puro, quello incondizionato. Di quello che non tradiranno mai nonostante tutto, perché non li scegli ma ti avvolgono, e li perdonerai sempre. Come ripeto sempre, l’unica costante della mia vita resta il Toro. Nonostante tutto.

Bandiera: Al Toro ce ne sono state tante. Da Mazzola, a Pulici, Claudio Sala, Ferrini… E sono solo alcuni dei grandi nomi entrati a far parte della grande storia granata. Sono simboli che incarnano la vera essenza del club dove giocano e dove scelgono di restare e sono sempre più rari. Tra quelle che ho visto giocare, dico Rolando Bianchi e Belotti per quanto riguarda l’attualità granata. Più in generale però non posso non citare Fernando Torres, icona dell’Altetico Madrid nonché uno dei miei primi amori calcisticamente parlando.

Calcio femminile: Un calcio fatto di cuore, grinta, passione, talento da vendere e ancora purtroppo sottovalutato da molti.

Derby: Indiani contro Cowboys per citare il grande Mondonico. Può essere considerata come “La Partita”, essendo una sfida a sé, mai priva di emozioni e che inonda la città con un’aura particolare. Si respira un’aria diversa in quei giorni e l’attaccamento ai propri colori cresce esponenzialmente. La speranza di vincerlo non muore mai.

Emozioni: Immancabili, belle o brutte che siano. Sono quelle che fanno la differenza e che rendono il calcio così magico. Ogni partita ne regala di diverse legandole a piccoli pezzi di quel puzzle che viene a crearsi ogni volta durante i novanta minuti. Sono uniche e differenti per ognuno di noi, ma particolarmente speciali se condivise con il resto dei tifosi.

Fuorigioco: Che le donne non lo conoscano è un falso mito. Dal mio punto di vista è meno complicato di quello che sembra.

Gavetta: Necessaria per crescere lavorativamente e umanamente. Aiuta a capire il vero valore delle cose e a non dare nulla per scontato. Personalmente ne ho fatta tanta, non tirandomi mai indietro, mi ha forgiata ed aiutata a diventare chi sono. Non finisce mai così come la continua messa in discussione, fattore necessario a migliorarsi ogni giorno.

Hooligans: Molto violenti e poco tifosi. Hanno reso il tifo pericoloso e dannoso, allontanandosi da ciò che dovrebbe essere davvero.

Invasione di campo: L’avrai fatta se fossi stata presente al San Mames a vedere la sfida di Europa League tra Athletic Bilbao e Torino. È sinonimo di festa ed è la massima espressione della felicità condivisa tra chi sta sugli spalti e chi li rappresenta in campo. Rolando Bianchi seduto sul Toro che sta davanti alla Maratona a dirigere i tifosi che cantavano i cori alla promozione del 2012 racchiude appieno quest’idea.

Jolly: Il giocatore ideale nel gioco di Juric, caratterizzato da grande estro e fantasia, che lo rendono imprevedibile, un po’ come Brekalo, la rivelazione di questa stagione.

Ko: Tanti e dolorosi (soprattutto quelli al 93’ nei derby). Talvolta inaspettati, ma necessari a rendere le vittorie così belle.

Legno: Sinonimo di sfortuna. Un gol mancato per poco, con un colpo che spesso, se cercato nelle sfide in allenamento, non arriva. Lascia l’amaro in bocca.

Mister: Quello ideale deve essere un grande comunicatore, anche un po’ psicologo e un po’ papà. Bravo a trovare un equilibrio tra bastone e carota e provvisto di tanto cuore, pazienza, grinta e spirito di adattamento. Juric è il mio del momento.

Nazionale: Indelebili il Mondiale vinto nel 2006 ed Euro2020.

Onestà: Troppo spesso mancante nel mondo del calcio

Paura: Da superare e da sfruttare per incentivarsi ed automotivarsi in campo. Deve essere il carburante che fa girare il motore e non un ostacolo.

Q…: UESTIONE di chimica, come quella tra me e il Toro

Rigore: Ansia allo stato puro. Fingo sempre di coprirmi gli occhi quando ce n’è uno da calciare (non in questa stagione con il Toro che è l’unica squadra a non averne ancora avuto nessuno a favore). Alla fine, però non resisto mai e devo guardare cosa succede.

Social network: comunicare 2.0. Come tutte le cose hanno pro e contro. Se utilizzati in modo corretto, possono facilitarci la vita sotto diversi aspetti.

Stadio: Casa. Un posto sicuro, un rifugio pronto ad accoglierti sempre. Mi permette di essere realmente me stessa e mi fa sentire parte di qualcosa di più grande. Lo vivo e lo sento mio in modo viscerale. Amo quando si colora e si anima.

Tacco: un colpo da maestro, soprattutto se genera il gol. Difficile da digerire per chi lo subisce.

Urlo: L’espressione pura dell’emozione che solo un gol può regalare. Che sia dal divano di casa, dagli spalti o dal campo, è quasi una reazione automatica. Ammetto che sono arrivata più volte a perdere la voce, soprattutto in caso di urlo liberatorio dopo periodi o partite difficili.

Vittoria: L’obiettivo finale, simbolo di un percorso riuscito per meriti ma a volte anche per fortuna. Non credo sia la cosa più importante o non potrei amare il Toro così tanto. A parte gli scherzi, è sicuramente necessaria per attivare la grande macchina dello sport che genera competitività e quindi spettacolo. Ma secondo me è sufficiente l’idea stessa di vittoria, la possibilità di poterla raggiungere ad accendere gli animi e motivare.

Wags: Spesso considerate solo dal punto di vista estetico e quindi svalutate.

Xenofobia: Nel 2022 non dovrebbe più esistere un concetto come questo. Sentimenti così negativi vanno estirpati alla radice.

Ying e Yang: Un equilibrio perfetto molto difficile da raggiungere, soprattutto durante la partita. Al posto del nero però ci metterei un po’ di granata.

Zona Cesarini: Emblema del crederci sempre fino all’ultimo. Finché l’arbitro non fischia, in fondo, non è ancora finita e a quanto pare gli avversari stanno mettendo in pratica molto bene questo credo (il famoso “quarto d’ora granata” è stato purtroppo capovolto).
Mettendo da parte gli scherzi, credo che il concetto che sta alla base della zona Cesarini rispecchi molto la filosofia del Toro e che valga non solo nel calcio ma nello sport più in generale e soprattutto nella vita. Mai smettere di tentare ma soprattutto di crederci, perché prima o poi, il gol all’ultimo arriva per tutti.