“Non è la prima volta. Sono stanca, provo tristezza e dolore”.

 

Non è la prima volta, ha perfettamente ragione signora Mariella. E la prima volta è stata probabilmente la più devastante.

 

Tre giorni dopo la scomparsa di suo marito, l’indimenticabile Gaetano Scirea, bandiera juventina e della Nazionale italiana, quella parte di tifoseria salita alla ribalta della cronaca ieri per le scritte indecenti ed irripetibili, cantava cori allo stadio contro di lui, compiacendosi della morte del Capitano. 

Faranno probabilmente parte della minoranza anche quelli che lo hanno ribadito, in uno slogan sgrammaticato, maldestramente corretto, che in realtà era lì da tempo – ma che nessuno ha pensato fosse il caso di cancellare, come invece prontamente è successo dopo il tam tam mediatico di condanna.

Non è la prima volta, purtroppo, che quella sparuta frangia che andrebbe silenziata dalla maggioranza, inneggia alle tragedie bianconere; l’Heysel è il loro cavallo di battaglia da sventolare nelle sciarpe del Liverpool con le quali vanno in trasferta all’Allianz Stadium.

Non li ferma neppure il ricordo di un lutto, quello del compianto capitano viola Davide Astori che proprio ieri i calciatori della Juventus hanno voluto omaggiare; anche gli stessi tifosi bianconeri presenti in curva hanno reso omaggio a Davide, alternando il suo nome a quello di Scirea, dimostrando che se si vuole il calcio soprattutto in certe occasioni è capace di andare oltre le divisioni e i colori.

Qualcuno, me compresa lo devo ammettere, si era illuso che le animosità si fossero stemperate dopo la morte tragica di Davide, con quel certo clima di amicizia e commozione che ha accolto la delegazione dei giocatori juventini presenti ai funerali. 

Non esistono tifoserie perfette.

Non sarebbe neppure corretto pensarlo, oltre che ingenuo, signora Mariella: credo concorderà con me.

Ma oltraggiare la memoria di qualcuno perché indossa colori che si ritengono sbagliati o addirittura nemici è qualcosa che non sono in grado di accettare, esattamente come lei.

E’ qualcosa di insensato ed insano, concetti che con lo sport non dovrebbero avere a che fare.

Silvia Sanmory