C’era una volta in un regno molto lontano…  

Così iniziano tutte le favole che abbiamo letto. In questi mondi fiabeschi tutto sembra possibile, o almeno così ci pare, perché sempre condito da quel pizzico di magia, che conduce al “e tutti vissero felici e contenti” che dichiara conclusa la favola. 

Oggi però voglio raccontarvi di una favola tutta italiana… 

Protagonista di questa favola è un bambino, dall’aria pronta e sveglia che dalla sua cameretta di Castelnuovo di Garfagnana, guarda in tv le magie dell’argentino in maglia viola Batistuta.

Un giorno riuscirò a giocare in serie A” dice ai suoi genitori.

Lo prende come esempio, vuol segnare e essere ricordato come un grande attaccante. Addirittura i compagni lo chiamano “Batigol”. 

Ecco, questo potrebbe essere l’incipit per la favola di Giovanni di Lorenzo, classe ‘93 , ormai diventato uno dei migliori terzini sinistri della Serie A e laureato campione d’Europa della nostra Nazionale Italiana. 

La sua però non è una favola che con un semplice trucco di magia riesce a trovare il lieto fine. 

È una favola che sa di “gavetta”: sacrifici, rinunce, stanchezza e resilienza la rendono veritiera e autentica. 

A 17 anni esordisce nella serie cadetta con la Lucchese, squadra che l’ha vista crescere, per poi trovare spazio nella Reggina, dove resterà fino al 2015, con una parentesi breve in prestito nel Cuneo, in Lega Pro.  

“Quando sono arrivato lui giocava a tre da bracceto di destra.
Però vedevo che aveva questa propensione ad accompagnare il gioco in avanti,
aveva voglia si sfociare nel campo avversario”.
 

È il suo allenatore ai tempi del Matera, con cui ha giocato per due stagioni dal 2015 al 2017, Pasquale Paladino che rivela quella propensione naturale di Di Lorenzo in aria offensiva.

Questo cambio di gioco, naturale per un animo da attaccante, gli permetterà di chiudere il suo percorso basilicatese con 3 gol segnati in 58 presenza. 

Non passa inosservato Di Lorenzo, difensore da doti da attaccante, agile e scattante in quella che possiamo definire la “sua” fascia destra.

La sua abilità nel gioco aereo e nei calci piazzati, accompagnata da forza e resistenza fisica viene notata da una squadra che dista da casa sua solo 82 km.

Per primo è l’Empoli a notarlo e a farlo esordire in serie B nella stagione 2017/2018 dove metterà a segno il suo primo gol il 23 aprile. La stagione si concluderà nel migliore dei modi con la promozione della squadra azzurra nel massimo campionato italiano. 

Quella sera del 19 agosto 2018 in campo oltre al giovane Di Lorenzo, che in maglia numero 2 esordisce in Serie A, c’è quel bambino che sognava un giorno di emulare Batistuta e di giocare da professionista.

A questo punto la favola termina? 

No, c’è ancora tanto di cui raccontare

Al ritorno del match contro il Cagliari, il 20 gennaio 2019 segna la sua prima rete in Serie A, azione che ripeterà la settimana successiva.

La magia della favola arriverà soltanto il 3 aprile quando segnerà il gol vittorioso del match dell’Empoli contro quello che appena due mesi dopo diventerà il suo Napoli.

Segno del destino, lo possiamo definire, perché quel gol lo porterà a farsi notare dalla società azzurra che lo acquisterà il 7 giugno 2019, accogliendolo ai piedi del Vesuvio. 

Si fa notare subito diventando subito uno dei perni fondamentali nella scacchiera partenopea. Nella sua prima stagione al Napoli arriverà a giocare 2250 minuti e nella stagione seguente ben 3240, diventando il giocatore più utilizzato in Serie A 

In tutto questo mare azzurro, non bisogna dimenticarsi certo della parentesi Nazionale.

Esordisce con la maglia azzurra il 15 ottobre 2019 contro il Liechtenstein, mettendo a segno anche uno dei cinque gol finali. Convocato nel giugno del 2021, esordisce per pura fortuna (sostituendo Florenzi) nell’esordio dell’Italia contro la Turchia del 21 giugno 2021 all’Euro 2020. 

Sempre presente e pronto, è nell’11 titolare della finale di Wembley: 

“Fino a qualche anno fa era un sogno lontano. La mia forza è sempre stata quella di crederci, anche nei momenti di difficoltà […] questi momenti arrivano dopo tanti sacrifici”, dice Giovanni di Lorenzo.  

La favola è conclusa?

Si, ma la sua favola personale continua insieme alla sua compagna Clarissa e alla loro figlia Azzurra, chiamata forse così, in onore di quel perché sogno azzurro, del Napoli e dell’Italia soprattutto.

Ora sì che possiamo dire: “E tutti vissero felici e contenti”. 

  

Rosaria Picale