Dalla condivisione pubblica della malattia all’annuncio che di essa non ci sono attualmente tracce. Il mondo del calcio che gioisce per una vittoria più importante di Gianluca Vialli, quella per la vita.

 

Ai tempi del Coronavirus, chiusi in casa oramai da più di quaranta giorni con bollettini quotidiani che ancora fanno paura, con il timore di ciò che verrà quando il drammatico sarà finito, abbiamo bisogno senza dubbio di una buona notizia.

Di quelle che rallegrano sinceramente, che trasmettono positività, che strappano un sorriso e fanno sperare in un futuro meno nero.

E’ la notizia che Gianluca Vialli ha comunicato egli stesso recentemente, ossia che negli ultimi esami non sono stati evidenziati segni della tremenda malattia contro cui sta combattendo da tempo.

Vialli oggi
Twitter Eurosport

Un tumore al pancreas che ha messo a nudo le difficoltà, le paure di un uomo, ma che lui stesso ha deciso di condividere pubblicamente, mostrando i segni della guerra, la debolezza ma anche la forza di non volerla dare vinta al male.

Vialli, classe 1964, cremonese purosangue, attaccante, bandiera di quella Sampdoria che nel 1991 conquistò il suo fino ad ora unico, storico scudetto ma che con i blucerchiati ha vinto praticamente tutti i trofei che la squadra genovese vanta, tra cui la Coppa delle Coppe.

Otto gloriosi anni che lo hanno consegnato alla storia del club, poi il passaggio alla “Vecchia signora”, nel 1992, per quattro stagioni fino a diventarne capitano e a guidarla alla conquista della Champions League.

Ancora, l’avventura inglese nel Chelsea, nove anni nella Nazionale azzurra, tra Under 21 e Nazionale maggiore.

Striscione per Vialli
Twitter We are the shed

Una carriera costellata di successi per un uomo semplice, un attaccante di razza. Un Capitano che alla fine della sua carriera in calzoncini e scarpe con i tacchetti si è messo in gioco come allenatore, prima di iniziare a combattere la battaglia più dura: quella contro un male tra i più infami.

Una battaglia alla quale Vialli non ha risparmiato nulla, mostrando i segni delle chemioterapie, parlando apertamente anche delle sue paure, palesando tutta la forza ma anche esternando ogni sentimento per la sua famiglia.

Un uomo che, come Siniša Mihajlović, nell’oscura crudeltà del cancro scopre al mondo l’essenza più vera dell’essere umano: spogliato di ogni corazza, cambiato nei lineamenti segnati dalla sofferenza ma mai domo nel voler rivendicare il diritto (e il dovere) di continuare a lottare per la vita.

Una grande lezione per tutti, non c’è che dire: per il mondo del calcio, a volte spietato e  per il mondo dei “normali”, della gente comune, che vede in questi uomini un modello a cui ispirarsi nella propria, drammatica quotidianità.

L’augurio è che lo si possa vedere fuori dall’incubo del cancro, ristabilito nel fisico e nel morale, col sorriso rassicurante e la faccia di chi ce l’ha fatta davvero.

Uomo vero in campo, UOMO VERO nella vita.

Simona Cannaò