Come se non bastassero i problemi giudiziari legati allo scandalo del Fifagate, la Federazione internazionale di calcio ha subito un duro colpo anche dal punto di vista cinematografico. La grande passione è un film diretto dal regista Frédéric Auburtin e celebra la storia della FIFA, concentrandosi principalmente sulle tre figure che hanno dato il maggior contributo alla nascita e allo sviluppo della Federazione: Jules Rimet, João Havelange e Joseph Blatter. Cast stellare per la pellicola, che vede la partecipazione di attori del calibro di Gérard Depardieu, Sam Neill e Tim Roth, ma questo non è servito, evidentemente, ad attirare l’attenzione degli spettatori. Il film, infatti, è passato quasi del tutto inosservato in molti paesi europei.

In Italia è stato trasmesso il 2 luglio 2014 su Rai Uno, ma ha totalizzato solo 2 milioni di telespettatori per uno share del 9%, e non è stata prevista alcuna distribuzione cinematografica, così come in Inghilterra. In altri paesi come la Serbia, il Portogallo e la Russia ha incassato invece poche migliaia di euro. Proprio in queste ultime settimane, il film è arrivato anche negli Stati Uniti, dove però non ha riscosso maggior successo: nelle dieci sale in cui è stato proiettato, ha ottenuto un incasso che supera di poco i 600 dollari. Complessivamente, quindi, il film ha incassato finora poco più di 150mila euro. Un vero e proprio disastro alla luce anche dei costi esorbitanti che la FIFA ha dovuto sostenere per la sua realizzazione: ben 20 milioni di euro.

Oltre ai disastrosi risultati riguardanti l’incasso, anche gli addetti ai lavori non hanno risparmiato il film, criticando principalmente il ruolo marginale che è stato assegnato al calcio giocato, che invece avrebbe potuto appassionare maggiormente gli spettatori. A tal proposito, il comico e conduttore statunitense John Oliver si è domandato: “Come si fa a fare un film di sport in cui gli eroi sono i dirigenti? Il New York Times ha invece definito il film “inguardabile”, mentre il Guardian è stato ancora più duro parlando di “propaganda stalinista”.

Visti i risultati, la FIFA eviterà in futuro di tentare nuovamente l’esperimento?

Chiara Ciripicchio