Marco Rossi, la panchina dell’Ungheria parla italiano

Ci sarà anche l’Ungheria fra le squadre partecipanti a questi Europei, nazione che vi prende parte per la quarta volta, la prima nel 1964 che le regalò anche il terzo posto.

Il suo girone sarà quello F. F come il Fuoco, come il gruppo di Francia, Germania e Portogallo.

Ma questa Ungheria parla anche italiano, merito del suo ct Marco Rossi.

marco rossi ungheria
fonte immagine: profilo twitter uff federazione ungherese MLSZ

Professionista in Italia, ma anche all’estero

Classe 1964, nato a Druento, in provincia di Torino, Marco Rossi è cresciuto nelle giovanili proprio nella squadra granata.

Si trasferisce successivamente nel Sud Italia, prima in Campania (alla Puteolana), poi a Catanzaro, passando dalla serie C1 alla Serie A. Qui, in questi, anni conoscerà sua moglie Mariella, da cui avrà 2 figli, Simone, difensore nella pallanuoto e Gaia.

Ritorna al Nord dove milita prima nel Brescia e poi nella Samp di Eriksson.

Durante gli anni ’90 si trasferisce all’estero, arrivando oltreoceano nella squadra América (militante del campionato messicano) e poi ritorna in Europa, in Germania esattamente, giocando nell’Eintracht Francoforte.

Conclude la carriera professionale nel Piacenza, ottenendo nel 1997 la salvezza in Serie A, ma condizionata da ripetuti infortuni.

Prima di appendere le scarpette al chiodo, milita nei campionati dilettantistici, ovvero nell’Ospitaletto e Salò.

 

Dal campo alla panchina

L’inizio come allenatore non è proprio dei migliori.
Esoneri e richiami in panchina da parte del Lumezzane, Pro Patria, Scafatese e Cavese, lo inducono a prendersi un anno lontano dai campi per andare a lavorare nello studio di commercialista del fratello.

Ma è proprio l’Ungheria che lo riporterà ad allenare.

“Se fossi rimasto in Italia
oggi sarei a lavorare nello studio di commercialista di mio fratello…”

La squadra del Honvéd lo chiama, e il ct italiano li conduce al terzo posto in classifica, poi, nei 5 anni successivi li porterà a vincere un Campionato e lui sarà premiato come “allenatore dell’anno” e vicerà anche la “Panchina d’Oro” dedicata agli allenatori vincitori di un torneo estero.

A “La Nazione”, ha dichiarato:

“Dopo Spezia, ho allenato in C con Scafatese e Cavese. Sono sincero nel dire che dopo la brutta esperienza di Cava de’ Tirreni del 2011 sono stato molto vicino ad abbandonare il mondo del calcio. Ho trascorso un periodo difficile. Ero già d’accordo con mio fratello, avrei frequentato un corso per lavorare con lui in uno studio di commercialisti. Poi come si dice in questi casi è arrivato un segno del destino, la possibilità di mettermi in gioco nel campionato ungherese sulla panchina dell’Honved. Accettai per un motivo in particolare: mio nonno da bambino mi accompagnava agli allenamenti nelle giovanili del Torino e mi ripeteva a memoria la formazione del grande Toro di Mazzola e dell’Honved di Puskas. Accettai spinto da questo ricordo e dalla voglia di nuove avventure”.

La vera “consacrazione” avviene nel 2018 quando, dopo un’esperienza di 2 anni con la squadra di Streda (Slovacchia), viene chiamato come nuovo ct della Nazionale dell’Ungheria e si qualifica ai campionati Europei del 2020.

Ormai è una star dei magiari: per aver centrato la qualiaficazione a EURO 2020 è  stato inserito al nono posto nella classifica del Miglior Allenatore delle Nazionali del 2020 stilata dall’IFFHS ed è stato eletto Miglior Allenatore d’Ungheria tra tutte le discipline sportive.

Ma Marco Rossi non è l’unico italiano dei magiari: insieme a lui ci sono il salentino Cosimo Inguscio (secondo allenatore) e il messinese Giovanni Costantino, match analyst e assistente.

Inguscio non è mai stato un calciatore professionista, ha militato sempre nei dilettanti.
Lui e Rossi si sono conosciuti a Budapest nel 2012, quando Rossi allenava la prima squadra e lui fu contattato dal dirigente italiano, Fabio Cordella, per fargli da vice.

Tra noi è nata subito una forte amicizia. Lavorando all’estero senza famiglie, finivamo per stare insieme anche 20 ore giorno.” 

E, infatti, da quella esperienza, non si sono più separati.
Insieme hanno condiviso l’avventura all’Honved e, insieme stanno facendo sognare l’Ungheria.

Basti pensare che nella gara contro l’Islanda, in cui i magiari hanno centrato la qualificazione all’Europeo, sulla panchina c’era lui non Rossi che era risultato positivo al Covid.

Costantino ha una storia molto particolare. Il 35enne siciliano, nel 2013, decise di rinunciare al “posto fisso” nelle ferrovie emiliane per andare ad allenare una squadra di bambini in Finlandia, prendendo un terzo dello stipendio rispetto a quanto percepito come macchinista ferroviario e facendo piangere la madre a causa di questa scelta, definita dallo stesso Giovanni un “salto nel vuoto“.

In Finlandia diventa, poi, l’allenatore dell’Aland United, squadra di calcio femminile con la quale raggiunge i play-off e si guadagna la chiamata di Marco Rossi che lo vuole nel suo staff alla Honved e che lo porta, successivamente, con sè in Nazionale e infine a EURO2020.

Insomma, questa è la storia di tre italiani, tre coraggiosi emigranti che ci portano a tifare un po’ Ungheria!

 

Jessica Boffelli