La scorsa stagione si è conclusa in modo parecchio turbolento per entrambe le squadre sia  sul campo che fuori. Sul campo, l’amaro e contestato secondo posto per il Napoli è stato il terremoto che ha inevitabilmente generato la definitiva frattura tra gli azzurri e Maurizio Sarri.
L’arrivo di Ancelotti ha sopperito egregiamente alla perdita del tecnico toscano e aperto le danze alla stagione di mercato più clamorosa degli ultimi anni, rivelatosi però deludente proprio in quel di Castel Volturno.

Al contrario per il Milan, una Coppa Italia sfumata e una qualificazione in Europa League conquistata di grinta, carattere, quasi rabbia, bruscamente sottratta dall’iniziale decisione della Uefa dell’esclusione dalle competizioni europee per poi essere riammessa grazie alla sentenza del Tas. In mezzo l’avvenuto cambio di proprietà finalmente concretizzatosi ha messo fine ad una telenovela cinese. Il cambio di proprietà e il conseguente risanamento dei conti hanno permesso non solo la fiducia da parte degli organi finanziari di controllo ma un mercato di tutto rispetto che ha migliorato squadra e stati d’animo.

Entrambi i club quindi per diverse ragioni sono agli inizi di un nuovo ciclo.
Analizziamo con un Daniele Daino, che, in carriera ha indossato sia la maglia azzurra che quella rossonera, quello che è lecito aspettarsi da questa gara e dalla stagione.

Quali dei due club ha fatto il colpo migliore? Il Napoli con Ancelotti e una politica finanziaria restrittiva in fase d’acquisto o il Milan con i diversi acquisti mirati nei vari reparti?

Queste risposte ce la darà solo il campo, saranno i risultati a dirci chi ha avuto la meglio. Dal punto di vista societario posso dire che il Milan è stata obbligato a cambiare e a investire tanto sia a livello societario -e l’ha fatto riportando in società vecchie bandiere- ma soprattutto a livello tecnico. Si è comportata da società che vuole tornare a essere la società come sempre stata, tra le migliori al mondo, passaggio in tal senso obbligatorio.
Per quanto riguarda il Napoli, ottima la scelta di prendere Ancelotti, un allenatore che tanto ha vinto in Europa e nel Mondo però è anche vero che il Napoli viene fuori da una stagione fantastica (soltanto una squadra fortissima in cui un allenatore ha fatto un lavoro importantissimo può raggiungere 90-92 punti). Rimango deluso del fatto che dietro questi 92 punti non sia stata potenziata una squadra così da renderla competitiva ai massimi livelli in Italia e in Europa perché una squadra come quella dell’anno scorso meritava di essere potenziata, anche di due sole pedine importanti, per far sì che potesse competere ai vertici con Juventus, Inter o il Milan. Il Napoli non è diventata meno forte ma non si è neanche rinforzata.

La partenza di Jorginho ha indebolito il Napoli?

Non penso Jorginho avrebbe spostato più di tanto gli equilibri, è un giocatore che ha fatto bene soprattutto grazie al tecnico. A Napoli un giocatore come Koulibaly prima di Sarri non spiccava, dopo il suo arrivo Koulibaly è sembrato uno dei migliori difensori d’Europa, adesso c’è da capire come si comporterà senza il tecnico toscano. Sarri è uno dei migliori allenatori al Mondo, è uno che fa calcio, fa giocare le squadre e ottiene risultati. Non ha vinto lo scudetto non per demeriti suoi ma per i meriti di una Juventus che sfiderei chiunque a battere. Ritengo il Napoli abbia sbagliato a mandarlo via, avrebbe dovuto continuare il percorso iniziato con un allenatore che aveva dato tanto a Napoli e Napoli amava, il che non è poco. Sarebbe bastato prendere i giocatori che voleva. Il club azzurro aveva uno dei migliori allenatori del Mondo sottopagato, specie rispetto ai prezzi del mercato, è una cosa non da poco conto: non me lo sarei fatto scappare ma davanti ad un allenatore come Sarri uno come De Laurentiis è costretto a fare delle scelte o scendere a compromessi mettendo da parte alcune cose oppure chiudere e andare avanti. La miglior scelta da fare era optare per un tecnico popolare e Ancelotti in tal senso era la scelta migliore.

Proprio Ancelotti ritrova il Milan, ma soprattutto parte del suo Milan visto che che in questo nuovo assetto ci sono diverse bandiere di scuola Ancelotti, da Gattuso in panchina a Maldini in società. Che effetto farà vederli in fazioni opposte?

Se c’è una favorita quella è il Napoli, perché gioca in casa e perché arriva da una vittoria importante che ha alzato il morale. Vedo il Napoli che parte già con delle identità che sono quelle dell’anno scorso. Ancelotti sa benissimo che, nella prima parte di campionato, deve cambiare pochissimo rispetto all’anno scorso, poi, magari con il mercato invernale o in futuro apporterà qualche cambiamento. Sicuramente l’ex rossonero darà una sua impronta a questo Napoli che però attualmente è ancora targato Sarri.

Soprattutto Gattuso. L’allievo potrebbe superare il maestro?

Me lo auguro per Gattuso, ma superare uno come Ancelotti è dura. Gattuso da giocatore nella sua carriera ha dato tanto, ha vinto tanto e adesso ha la grande opportunità di poter lavorare in un club che conosce bene, il Milan per lui è come stare a casa. Con l’arrivo in società dei suoi ex compagni di squadra, con cui ha vinto praticamente tutto, ci sono tutte le condizioni per fare bene. Se non farà bene nel Milan sarà un peccato per quello che si è costruito intorno, si giocherà tanto perché al di là dell’affetto che lega la società al nome di Gattuso deve comunque pretendere dei risultati. La società si è mossa bene, ha investito sul campo e in società inserendo le persone giuste, adesso inizieranno le grosse responsabilità adesso non ha più alibi.

Il Napoli lo abbiamo visto la settimana scorsa che nel complesso ha convinto malgrado a tratti abbia comunque mostrato ancora qualche debolezza. Cosa deve migliorare per prima cosa qualora ci siano delle gerarchie? Per il Milan invece sarà l’esordio, il che potrebbe essere una pressione in più per un gruppo che deve esprimersi per la prima volta. Che Milan si aspetta in campo?

Non andrei a valutare le prestazioni delle prime partite di campionato, molte squadre hanno fatto preparazioni differenti, quello che si vede in campo nelle prime giornate non rispecchierà quello che sarà l’andamento della squadra una volta trovata la vera identità.

Qual è il ricordo migliore con una e con l’altra squadra e o tifoseria?

Io ho un ricordo bellissimo sia a Napoli che al Milan un po’ perché sono le squadre più blasonate nelle quali ho giocato. Ho bellissimi ricordi con entrambe le tifoserie.

Un pronostico?

Una partita ricca di gol, 3-2.

Egle Patanè


Daniele Daino

Alessandrino, ex terzino destro cresciuto nel vivaio del Milan. Dopo aver esordito in prima squadra (il 23 ottobre 1996 viene schierato nell’incontro con la Reggiana, valido per gli ottavi di coppa Italia vinto 0-2 dai rossoneri, grazie a una doppietta di Baggio), passa, in prestito, al Napoli (stagione 1998-99) prima di girare vari club, fare un breve ritorno a Milanello e continuare a girovagare sbarcando anche in Inghilterra (al Derby County).

Appesi gli scarpini al chiodo inizia la carriera da allenatore e fonda la Daino Soccer Academy, un progetto rivolto ai giovani. 

A proposito della sfida tra Napoli e Milan e del suo passato in entrmbi i club riportiamo un estratto dell’intervista che l’ex difensore ha rilasciato a www.iamnaples.it (26-12-2015)

Sei cresciuto nel Milan, che ricordi conservi degli inizi?
“Ricordi molto belli, è stato un percorso molto impegnativo perché sono uscito di casa volutamente a 11 anni; all’epoca per i fuori regione non c’erano limiti d’età, se eri bravo potevi essere comprato da squadre professionistiche. Per primo mi voleva il Torino, avevo provato all’Inter, alla Juve doveva ancora nascere il settore giovanile e il Milan è stato il più convincente, erano i primi anni di Berlusconi e gli investimenti erano importanti, assieme a me c’erano Maccarone e Miccoli, giocatori di spessore. È stato molto bello ma faticoso, dato che per cinque anni rimasi in collegio a Lodi fino a quando non mi trasferii stabilmente a Milanello a 16 anni”.

Dal Milan sei passato prima al Napoli e poi al Perugia prima del ritorno in rossonero. 
“Napoli è stato il mio primo prestito secco per un anno dal Milan: è una piazza importate dove si vive di calcio 365 giorni l’anno. Giocai tutte le partite e venni premiato come miglior giocatore della stagione, un bel motivo d’orgoglio. Ricordo che Ulivieri un giorno disse: “Come è possibile che un ragazzo di 19 anni riesca a giocare con tranquillità dentro uno stadio simile?”. A Perugia invece giocai dieci partite con medie voto altissime prima di infortunarmi al tendine rotuleo (lo stesso infortunio di Ronaldo, ndr) che mi tenne fuori un anno e mezzo e mi fece perdere il grande treno. Era un calcio che non esiste più”.