Sembra proprio che la “tattica” di alcuni calciatori consiste nell’irritare l’avversario al punto da provocare una reazione e, magari, ci scappa anche un cartellino rosso. La strategia si fonda su un gesto dalle alte probabilità di riuscita: innervosire l’avversario infilando un dito nel fondoschiena.

Ci è cascato anche lui, Cavani. Durante la partita di Copa America tra Cile e Uruguay, vinta dai padroni di casa, è stato “abilmente” provocato dal difensore cileno Gonzalo Jara. Il “furbo” ha infilato un dito nel fondoschiena del Matador che innervosito ha reagito con una manta, in realtà nulla di particolarmente aggressivo, ma tanto è bastato a Jara per portare a termine la sua strategia cascando in modo plateale a terra e costringendo l’arbitro, al quale ovviamente è sfuggito il “gesto del dito”, a punire l’attaccante. Stuzzicare i nervi con gesti insoliti sembra essere la specialità di Jara che già nel 2013, sempre durante una partita tra Cile e Uruguay (qualificazione mondiale), toccò i genitali a Luis Suárez che rispose con un pugno.

Jara però non è l’unico calciatore ad adottare tali astuzie. Prima di lui, nel 2002  il dito “famoso” fu di Santa Cruz. Era la partita tra Boca e Banfield. Improvvisamente il centrocampista Riquelme ignorò la palla per andare a colpire l’avversario ottenendo un immediato cartellino rosso. Solo successivamente si scoprì che quel gesto fu di reazione al dito provocatorio. Prima di Cavani anche un altro calciatore uruguaiano fu vittima di una simile malizia: nel 2014 durante la gara tra National e Racing, campionato d’Uruguay, il difensore Damián Malrechauffe fu l’artefice dell’insolita “giocata” ai danni del sedere dell’attaccante avversario Iván Alonso.

La strategia utilizzata da Jara e i suoi predecessori non ha nulla a che fare con il calcio ma lo scopo di provocare per tentare di restare in superiorità numerica è garantito.

Caterina Autiero