Eusebio Di Francesco e Marco Giampaolo hanno molto in comune.

Partiamo dalle origini. Entrambi sono abruzzesi. Uno, Di Francesco, pescarese, l’altro giuliese.

L'allenatore del Sassuolo Eusebio Di Francesco durante il match di serie A Udinese-Sassuolo, 24 maggio 2015 allo stadio Friuli di Udine. ANSA/ ALBERTO LANCIA

Entrambi sono ex centrocampisti. Di Francesco è stato un ottimo esterno di centrocampo, ha indossato la maglia della Roma e con essa ha conquistato la Nazionale; Giampaolo a metà anni ’90 ha giocato fino alla serie B con la Fidelis Andria.

Entrambi allenano due “piccole” realtà. Di Francesco è tecnico del Sassuolo dal 2012. Coi neroverdi ha subito conquistato la massima serie (la prima storica promozione per il club emiliano). Dopo una breve parentesi (nel gennaio 2014 è stato esonerato per poi essere richiamato il marzo successivo) ha pian piano costruito una realtà tutt’altro che piccola. Altra analogia: anche l’Empoli di Giampaolo si sta dimostrando una grande squadra. E’ la sua prima stagione e ha ereditato il buon lavoro svolto da Sarri ma ha saputo metterci del suo.

Riassumendo: entrambi sono ottimi allenatori. Con loro alla guida le due compagini respirano profumo d’Europa.

In emilia regna l’entusiasmo figlio dei risultati, non ultimo quello ai danni dell’Inter.  Da due anni a questa parte il Sassuolo ha raggiunto ottimi risultati riuscendo a conquistare la salvezza con giornate d’anticipo ma soprattutto giocando un grande calcio. 4-3-3, gioco rapido, solidità difensiva, ordine, corsa e cinismo permettono agli uomini di Di Francesco di esprimere un gioco spregiudicato e mai rinunciatario.  Una squadra quasi tutta italiana e giovane che ha voglia di divertire e perché no, ottenere risultati importanti per scrollarsi definitivamente l’appellativo di “rivelazione”.

Lallenatore dell'Empoli,Marco Giampaolo, during the Italian Serie A soccer match between Udinese Calcio and Empoli FC at Friuli Stadium in Udine, 19 September 2015. ANSA/ LANCIA

La formazione toscana gioca a memoria. Giampaolo ha saputo stupire tutti ancora più del suo predecessore, migliorando dove possibile il calcio proposto dai toscani e ottenendo risultati anche migliori. Il centrocampo è il luogo della sua massima rivoluzione: ha saputo rimpiazzare Valdifiori, perno dell’Empoli sarriano, reinventando Paredes come regista davanti alla difesa. Tanti giovani talentuosi anche per l’Empoli che con la sua guida stanno maturando e stupendo. Insomma il tecnico ha avuto il grande, non semplice, merito di riuscire a migliorare un capolavoro.

In conclusione: entrambi hanno fatto la gavetta e stanno dimostrando di meritare la chiamata di una Big perchè sono la dimostrazione che con lavoro, serietà e dedizione si possono fare grandi cose (Sarri docet).

Caterina Autiero