“Finisce qua. Mi hai dato tutto. Ti ho dato tutto. Abbiamo vinto insieme” 

Signori e signore, chiude il sipario su una delle storie più lunghe della storia del calcio giocato: quella di Gigi Buffon.

Buffon, il riposo di Super Gigi

Il “Superman” del calcio, con un video apparso sui suoi profili social, ha ufficializzato il suo ritiro dopo una carriera durata 28 anni. 

Era il 19 novembre del 1995, quando il giovanissimo Gigi, cresciuto nelle giovanili del Parma, esordisce in uno 0-0 contro il Milan.

Da lì poi, l’apoteosi nel club crociato, alla lunga storia d’amore (durata 17 anni) con la Juventus, il suo più forte legame.

Nel 2018, non ancora stanco del campo, a 40 anni la nuova avventura che lo porterà a Parigi, prima di ritornare a Torino, nella sua casa. 

Dopo la scelta di non rinnovare, nel 2021, ritorna nel luogo dove è cresciuto, dove quella passione aveva dato i primi segni: a Parma. 

Una lunga carriera che non lo ha mai allontanato dal suo primo e grande amore: il calcio.

Una costante nella sua vita, che ha superato tutto: infortuni, scelte, sconfitte, vittorie e l’inesorabile, quanto cruciale, scorrere del tempo. 

Una carriera fatta di conquiste, in Italia (6 coppe italia, 7 supercoppe italiane, 10 campionati), all’estero (1 campionato e una supercoppa francese, 1 coppa UEFA), non contando i trofei individuali (16 trofei come miglior portiere) e molti altri. 

E ora cosa ne sarà del numero 1 per eccellenza? 

Nessuna certezza né tantomeno alcuna dichiarazione ufficiale, ma c’è che afferma che ad attenderlo ci sia un posto a Coverciano, nella Nazionale maggiore. Il ruolo? È ipotizzabile che andrà a ricoprire il ruolo di capo delegazione azzurra, ricoperto con bravura dallo scomparso Gianluca Vialli 

Quella stessa Nazionale in cui ha coperto un ruolo di prim’ordine, dopo 20 anni di militanza, dall’under-16 attraverso tutta la trafila, fino alla glorificazione del Mondiale del 2006. 

Con Gigi Buffon, infatti, se ne va l’intera generazione azzurra che portò l’Italia sul tetto più alto del mondo, il 9 luglio del 2006.  

Parafrasando la celebre canzone di Raf, potremmo chiederci: Cosa resterà della Nazionale del 2006? 

C’è chi si è dedicato all’imprenditoria, come Marco Materazzi, protagonista del celebre episodio nella finale contro la Francia, o chi si è ritirato dalla vita pubblica, come Vincenzo Iaquinta, l’ex-bomber di Udinese e Juventus, nel 2013. 

La stragrande maggioranza, invece, ha deciso di ritornare sul campo, però, nel ruolo di allenatori. È questo il caso di Massimo Oddo (attuale allenatore della Spal), Andrea Pirlo che attualmente allena la Sampdoria. Filippo Inzaghi è attualmente alla Reggina, mentre Simone Barone ha concluso il suo contratto come collaboratore di Nicola (Salernitana) nel gennaio di quest’anno. Troviamo poi Mauro Camoranesi, in panchina del Floriana (squadra maltese) e Alessandro Nesta della Reggiana. 

Tra coloro, al momento, svincolati troviamo Gennaro Gattuso (Milan, Napoli e Valencia), capitan Fabio Cannavaro (Benevento tra le altre) e Daniele de Rossi, ritirato nel 2020 che aveva iniziato la sua carriera come allenatore della Spal, prima di venire esonerato qualche mese dopo. 

Tra i campioni del mondo che ritroveremo nel prossimo campionato di Serie A, ci sono Alberto Gilardino, sulla panchina del Genoa, e Fabio Grosso che è riuscito a riportare in A il Frosinone nell’ultima stagione. 

Lontani dal campo, ci sono Simone Perrotta (consigliere in FIGC), Gianluca Zambrotta (consigliere federale), Marco Amelia (opinionista sul social Twitch), Angelo Perruzzi (team manager per la Lazio fino al 2021).  

Troviamo ancora, Francesco Totti e Cristian Zaccardo, come procuratori sportivi, Luca Toni e Andrea Barzagli come opinionisti sul canale Dazn e Alessandro del Piero come commentatore sportivo per Sky Sport. 

Una generazione intera che ha vissuto quel mondiale con la speranza di ritornare l’Italia forte e importante di un tempo.

Ma l’epopea Nazionale non durò molto.

Nel Mondiale del 2010, in Sud Africa, l’Italia si fermò alla fase ai gironi. Due anni dopo, nel 2012, secondo posto al campionato europeo del 2012, contro la Spagna. La storia, al campionato mondiale, si ripete nel 2014 e non ammissione alla fase finale ad Euro2016. L’Italia, poi, stupirà tutti per non essersi qualificata al mondiale in Russia del 2018, per poi vincere ai rigori, il campionato europeo 2020. Non riuscirà, però, a qualificarsi all’ultimo campionato mondiale in Qatar.  

Cosa dovrebbe cambiare? Perché l’Italia non riesce più ad essere competitiva nel mondo come Nazionale? 

Potrebbe essere la presenza di uno come Gigi Buffon a riportare nella Nazionale italiana una parvenza di equilibrio, possenza, faccia tosta e sana competizione?  

Rosaria Picale