Una rovesciata che racchiude un popolo. Il Mondiale ha ancora molto da dire, ma di una cosa possiamo esser certi, il gol in mezza rovesciata di Richarlison, nel match d’esordio del suo Brasile contro la Serbia, è sicuramente il più bello fino ad ora.

I calciatori un po’ come i pittori, disegnano e dipingono traiettorie meravigliose che danno origine ai più bei quadri mai visti. Osservate bene lo scatto che immortala il giocatore brasiliano mentre è intento a colpire il pallone. In quella minuscola frazione di secondo, attraverso il nostro occhio dell’anima, possiamo vedere un intero popolo che sogna e che per questo sport darebbe la vita.

Il Brasile e il calcio sono un’unica entità. L’altra metà della mela che, separata alla nascita, ha ritrovato il suo posto nel mondo in una terra brulicante di vita, una terra non sempre facile da vivere ma estremamente umana e meravigliosamente antica.

Una terra dove la dimensione della ritualità è pane quotidiano e dove si cresce sognando in grande pur non conoscendo a pieno la grandezza. La bellezza di Dio si manifesta in tante forme, lì si è manifestata attraverso il calcio.

Un calcio che è davvero della gente, giocato a piedi nudi e vissuto forse nelle peggiori condizioni di sempre. Ma è proprio questo a renderlo vero e privo del business che oggi gli sta incollato addosso. E’ nelle realtà difficili, che la bellezza risplende della sua luce più pura.

Dove siamo abituati a pensare che ci sia poco o nulla rispetto a ciò che abbiamo noi, in realtà esiste la ricchezza più grande. Il calcio è la forma di riscatto e di salvezza di una terra a cui Dio ha deciso di affidare un dono prezioso: il pallone. Per molti può non significare nulla, per altri è vita.

Per Richarlison il pallone è stato ed è davvero la sua salvezza. Primo di cinque figli, nasce in una famiglia povera. La mamma è gelataia per questo il calciatore da piccolo vendeva gelati mentre i suoi amici vendevano droga.

Si ritiene fortunato in quanto come dichiara ad AS: ” Sono nato in una città nel nord dello stato di Espírito Santo, nel sud-est del Brasile. È una piccola città, dove molte persone lavorano nei campi. Fin da piccolo ho visto i miei genitori lavorare tutto il giorno per pagare le bollette e ogni mese era difficile avere abbastanza soldi, anche con tutti i loro sforzi. Ho lavorato fin dalla tenera età per aiutare, vendendo caramelle, gelati e persino raccogliendo caffè con mio nonno quando ero un adolescente. Vivevamo in una zona povera e pericolosa della città. Ho visto un sacco di cose brutte, come la droga, la violenza… Era molto complicato, ma avevo angeli custodi che mi portavano sempre dalla parte giusta. Molti amici d’infanzia non furono così fortunati e finirono in prigione, o nel mondo della droga, e alcuni morirono”

Un giorno tornando dalla scuola calcio, viene scambiato per uno spacciatore e gli viene puntata una pistola alla testa. Di certo non un infanzia semplice ma al proprio destino non si sfugge mai e quello di Richarlison gli avrebbe regalato delle meraviglie che non si sarebbe mai potuto immaginare quando con in suoi amici calciava il pallone con i sandali rotti.

Dal Fluminense alla Premier League, sogno del classe ’97 oggi in forza al Tottenham, il brasiliano abile nel dribbling, è un attaccante completo che può giocare in ogni posizione del reparto offensivo. Ben strutturato fisicamente è abile anche nel pressing e nella fase di copertura. Essendo ambidestro, è un giocatore imprevedibile che può essere pericoloso sia sull’esterno che verso l’interno del campo.

Uomo copertina del Brasile, Richarlison ora può davvero sognare in grande,  così come faceva da bambino, quando ancora non conosceva appieno la grandezza dei suoi sogni.

Elisa Licciardi