Il Mondiale del Brasile è ancora vivo nella memoria di tutti, canti, balli e grande spettacolo in perfetto stile Verdeoro e l’incoronazione della Germania, Campione del Mondo per la quarta volta nella sua storia, nella finalissima del 13 Luglio 2014 contro l’Albiceleste.

Ma cosa resta nella capitale del calcio spettacolo un anno dopo? Debiti, tanti e forse troppi che hanno gettato in uno stato di profonda crisi tutto il calcio brasiliano e dove a farne per così dire le spese risultano essere i giocatori, non pagati, e le società costrette a vendere i lori migliori talenti a prezzi stracciati pur di far quadrare le spese di bilancio.

Cifre che fanno paura quelle del Brasile calcistico con 1,2 miliardi di euro di deficit dei quali il Governo ha dovuto farsi carico attraverso la dilazione dei pagamenti in un arco di 20 anni. Precise e puntuali le regole che Dilma Roussef ha imposto alle società obbligate a rendere pubblici i propri bilanci ogni anno e costrette a pagare con puntualità dipendenti e giocatori, pena la retrocessione.

Il club che più di tutti si trova costretto a far fronte alle eccessive spese del Mondiale risulta al momento essere il San Paolo che già nel 2013 aveva dovuto privarsi di una delle sue stelle, Lucas, ceduto al Psg per una cifra pari a 40 milioni di euro, necessari ad evitare un tracollo finanziario. Ora, a soli due anni di distanza, la situazione sembra ripetersi o addirittura essere peggiore soprattutto dopo l’abbandono di Thosiba, main sponsor della Società.

I  debiti di bilancio del Club per la stagione 2014 risultano essere di 29,5 milioni, il 62% in più rispetto all’anno precedente, fatti di diritti di immagine non pagati e di stipendi non corrisposti ai giocatori, come confermato dallo stesso presidente della società Carlos Miguel Aidar. Situazione di profonda crisi che, nonostante il probabile “sconto” di 10 milioni che sarà concesso al San Paolo, potrà essere sanata solo attraverso l’imminente necessità di trovare un nuovo sponsor e con la cessione di molti dei giocatori più forti.

Cecilia Stuani