Forte e coraggiosa come solo le mamme sanno esserlo, per la prima volta dalla terribile, disumana, inconcepibile tragedia che l’ha colpita, la signora Anna Astori si concede a un’intervista.  Le parole che traboccano dalle pagine del Corriere della Sera, le stesse dove pochi mesi prima aveva parlato la nuora Francesca Fioretti, sono delicate e intense, commoventi e decise. Parole pacate ma determinate a cercare la verità, perché anche se mai più nessuno gli ridarà suo figlio, la giustizia deve fare il suo corso, per rendere meno amare le lacrime di una famiglia senza un figlio, un fratello, un marito, un papà.

 

La vita di Davide Astori è stata stroncata troppo presto, una fatalità terribile,  che come ripete a più riprese mamma Anna non deve più accadere.  Stando alle indagini infatti, Davide soffriva di un’extrasistolia, un indizio che lasciava presagire un non perfetto funzionamento del cuore.

 “Io voglio un perché, non voglio un colpevole, perché sono sicura che un colpevole non esiste. Quello che è successo è stata una disgrazia, una fatalità, io lo so, nessuno lo ha voluto, ma voglio allo stesso tempo che non succeda mai più, voglio che nessuna madre mai più debba provare quello che ho provato io. In Italia sono bravissimi nei controlli medici sugli atleti, ma devono diventare ancora più bravi, ancora più sicuri. Voglio che il sacrificio del mio Davide non sia stato inutile”.

 

Non c’è rancore nelle sue parole, nemmeno rassegnazione, ma il bisogno di andare avanti  per amore di chi è rimasto accanto a lei. Un marito, altri due figli a cui pensare, una nuora che ha trovato la forza di uscire dal baratro della disperazione.  

 “Francesca è una mamma di una bravura che non si può spiegare”.

E poi c’è lei, Vittoria. Vittoria da cui rinascere, Vittoria che non dimentica. Vittoria che conosce e sorride con l’incanto dei suoi due anni e mezzo. Bionda e bella come la mamma.

“L’altro giorno nonno Renato stava sfogliando la Gazzetta dello Sport, c’era una vecchia foto di Pasqual che abbracciava Astori. Vittoria ha sorriso e ha detto con serenità: quello è il mio papà”.

 

Un giorno Vittoria saprà quanto suo padre è stato amato da tutti e quanto ha lasciato nel cuore di ognuno di noi.

Ma vogliamo ritornare ancora una volta a mamma Anna e a quel 4 Marzo, quando una domenica mattina quasi primaverile nella quotidianità di una famiglia normale nonostante un figlio famoso qualcosa si ruppe. E il gelo entrò nella casa come in una sera di inverno. 

“Quella mattina io e mio marito dovevamo andare alla messa e poi a votare, che c’erano le elezioni. Io però mi sveglio e ho le braccia come paralizzate, fredde, il corpo vuoto, una sensazione che non avevo mai provato in vita mia. Non sapevo nulla, ma sapevo già tutto”

 

Giusy Genovese