Perché, dopo la disfatta allo stadio Maradona, le colpe di una Juventus inconcludente, sono tutte da attribuirsi a Massimiliano Allegri?

Paliata, mazziata, scutuliata La colorita lingua napoletana ha un vasto campionario di termini da utilizzare per indicare quella che il grande Totò definiva in Miseria e nobiltà “Una solenne bastonatura”.

E di solenne bastonatura trattasi nel caso della partita delle partite, disputata al Maradona in un venerdì 13 che più nefasto non si sarebbe potuto rivelare per i bianconeri.

5-1, granitico risultato di una partita che ha visto protagonisti gli undici di Spalletti e lo stesso Spalletti, e non protagonisti i giocatori della Juventus con Allegri.

Già, Massimiliano Allegri, Mister undici titoli: cinque campionati italiani consecutivi, quattro Coppe Italia, due Supercoppe italiane (oltre alle due finali di Champions League disputate nel 2015 e nel 2017).

Figaro Allegri, anelato dai più grandi club europei, probabilmente cercato anche nella parte più sperduta del globo -oltre naturalmente ad essere oggetto del desiderio di compagini di donne con gli occhi a forma di cuore-, sembra davvero aver rifiutato di tutto e di più per ritornare dal grande amore nel 2021 e… disintegrarlo dalle viscere, a quanto pare.

Tutti lo vogliono, tutti lo cercano, ma lui è un barbiere… Ops, allenatore di qualità…

Assolutamente sì, anche se lui stesso ha dichiarato di essere “allenatore per caso”

Ma non è che oggi, tutta questa casualità sta prepotentemente venendo a galla facendo emergere ogni sorta di cimelio corroso dal fondo al mare?

Verrebbe da pensare proprio questo dopo la non prestazione contro il Napoli.

Un Napoli praticamente ingiocabile, spietato e con un surplus di cazzimma vendibile all’ingrosso.

Quanto è andato storto nella partita? Molto.

Da un Chiesa messo a coprire tutti i reparti manco avesse i tentacoli di Ursula nella Sirenetta della Disney, a Milik lasciato troppo solingo in attacco.
E il gioco decisamente poco offensivo?
L’azienda dei trasporti pubblici di Torino messa interamente davanti alla porta di Szczęsny?

Difesa e contropiede (nelle intenzioni…)
Aiuto, Max, perché? Perché non osare? Perché sprecare i talenti a disposizione (perché la Juve ne ha) sminuendo, di fatto, le capacità individuali in nome del sacro dovere di praticare un calcio brutto, diciamolo, non offensivo e nemmeno, alla luce dei fatti, proficuo?

Ieri, Max, chi marcava Kvara? Era solo davanti alla porta sul 2-0…

Chi si sarebbe dovuto occupare di Elmas, lasciato libero al pascolo nell’azione del quinto gol azzurro?

E i cambi, Figaro, i cambi…
In dieci minuti Miretti, Iling e Soule per Di Maria, Chiesa e Rabiot e anche Paperino si è reso conto che non c’hai capito molto.

Che mix micidiale, Max! Pullmann+zero offensiva+cambi sbagliati e la frittata è fatta!

Si, ok, il Napoli si è dimostrato superiore ma la cavalcata verso la risalita della classifica, quegli otto risultati positivi di fila, di cosa sono il frutto?

Dello stesso caso che ha patrocinato la carriera di allenatore?

No! Non lo si vuole credere, anche alla luce di ciò che è stata l’epoca allegriana fino al 2019. Non lo si può credere! Eppure ad oggi il balzo all’indietro del gambero sembra, a tratti, allontanare il glorioso passato dall’impietoso presente e dall’incerto futuro.

Dalla mazziata ci si riprenderà, bisogna solo sapere come e quando.

Il problema forse è la relation amoureuse tra Allegri e la Juventus. C’è un futuro? Se si, si prevedono anche rose o solo crisantemi?
Ai posteri (e al campo) l’ardua sentenza.

 

Simona Cannaò