Occhi bassi quando cammini, dentro ai piedi che tesoro hai? Occhi bassi dritto in faccia non ti guardo mai…

Occhi bassi quando cammini […] dritto in faccia non ti guardo mai

Così il Napoli di Sarri è entrato sul campo di Marassi, come dei “Tre allegri ragazzi morti”: con lo sguardo disilluso di chi va verso un finale ormai troppo lontano da quello che sarebbe dovuto essere, all’altezza di quello che aveva vissuto, voluto, desiderato e sicuramente meritato. 

Occhi bassi per le palpebre pesanti come mai, mentre con gli scarpini si calca un destino di cui non si è più padroni, cercando di non pensare a quanto quello stesso fato sia stato ingiusto, beffardo e perché no, a tratti crudele.

Il destino che ti dà e con la stessa velocità ti toglie, cattivo e infimo; imposizione dall’alto schiacciante e alla quale non si ha il coraggio di volgere quello sguardo che alzandolo al cielo si cospargerebbe di lacrime.

Rabbia, delusione, rammarico e rimpianti. Anche rimpianti di quello che sarebbe potuto essere se, quando con le redini in mano il salvabile era salvabile, si fosse stati lucidi abbastanza da far prevalere la freddezza ed essere padroni di quello stesso nemico di cui si era stati meravigliosi artefici.

Ci si arrende, battuti ma non uccisi, con l’orgoglio e la rabbia di chi sapeva di poter raggiungere quell’obiettivo così vicino da sembrare vero e che al contrario non si è riusciti a proteggere del tutto, lasciandolo scivolare prima e allontanare dopo. Una debolezza, una paura e l’irrimediabile si compie su impresa di Simeone che al Franchi trafigge tre volte, non il Napoli, ma Napoli nella sua totalità.

Napoli esplode

A Napoli il calcio è una fede, il San Paolo è un santuario, Maradona è un dio, i tifosi sono fedeli.
Per ogni fede degna del suo significato, corrisponde un coinvolgimento che va interpretato solo sulla base di tale presupposto. E’ questo ciò che bisogna capire prima di decifrare gli animi che ruotano attorno al Napoli [continua a leggere]

La sconfitta in campo Fiesole è stata il sisma che ha atterrito le già vacillanti strutture danneggiate da “Inter-Juventus”. La reazione della squadra alla vittoria dei bianconeri a San Siro non è stata di particolare gradimento ad ADL ulteriormente infastiditosi per l’eccessiva risonanza che si è data alla cosa. Prima del match contro il Torino il presidente dice la sua sulla questione e commenta la sconfitta contro i viola punzecchiando, come suo solito fare dopo pesanti sconfitte, Maurizio Sarri che questa volta però non lascia passare. Il toscano non commenta, si lascia solo abbracciare e sostenere da  migliaia di napoletani scesi in piazza in sua difesa e che durante la partita non smettono mai di fargli sentire la loro vicinanza sperando in una sua permanenza e a fine partita dice:

“Questa è una piazza stupenda, un allenatore non potrebbe chiedere di più”

Intanto c’è il Chelsea che lo vorrebbe a corte inglese: Sarri non rifiuta aprioristicamente, si lascia un po’ tentare dal fascino della Premier e prima di convenire con De Laurentiis per discutere sul futuro si lascia consigliare ancora una volta dal campo, quello di cui si è ormai vinti ma sul quale il toscano non ammette sconfitta.

Dentro ai piedi che tesoro hai?

Vinti sì ma non da perdenti, lottando comunque fino in fondo, fieri e mai domi, con quella dote che solo i napoletani possono avere: ‘A cazzimma…

 

Quella di Dries Mertens che con la Samp ci prova diverse volte senza però mai riuscire ad andare in gol; tutto invano per l’attaccante partenopeo che trova un attentissimo Belec, titolare al posto di Viviano mura ogni sua iniziativa. Domenica va a segno su un corner battuto da Callejon ma nell’azione interferisce una deviazione dubbia Albiol facendo sì che la rete venga annullata per fuorigioco.


Gol di Mertens annullato. Decisione corretta?

Anche in questo caso, ci sarebbe da rivedere e valutare con maggior accuratezza. Dries Mertens non è in fuorigioco al momento del cross calciato da Callejon dalla bandierina, la posizione di offside del belga scatta sul tocco di Albiol in contrasto con Andersen. A riguardare bene l’azione, però, il tocco sembrerebbe proprio del giocatore blucerchiato, convalidando quindi la posizione e il gol di Mertens però annullato da Gavillucci a gara in corso, con l’ausilio del VAR.


 

Lorenzo Insigne che con la testa fasciata si dispera ad ogni parata e ad ogni tiro non insidioso abbastanza da entrare in rete e soprattutto nell’uno-due, in area con Dries Mertens, un bellissimo scambio per vie cortissime che termina addosso a Belec che si oppone ancora una volta.

E quella di Arek Milik…
Sarri che i match li legge trasversalmente, ha l’intuizione e capisce che il numero 14 non ne ha più e che per dare una scossa alla squadra sarebbe servito il polacco.

Arek Milik, Sampdoria-Napoli. Photo by Paolo Rattini: Getty Images

Arkadiusz nei suei venti minuti a disposizione segna e si fa ammonire per una linguaccia che la dice lunga. Sbeffeggia i doriani Arek, che da fuori e da dentro il campo si sorbisce silente gli insulti alla squadra e alla città alle quali appartiene e quella linguaccia a mo’ di sfogo rappresenta Napoli più di quanto possa farlo un qualunque gol. Dello stesso coro (del polacco ndr) è invece l’allenatore azzurro che all’ennesimo “Lavali col fuoco” sbotta e sollecita il quarto uomo. Gavillucci sospende per qualche minuto la partita e Massimo Ferrero corre sotto la sud ad interloquire con i capi ultras.


Sanzioni per la Sampdoria per i cori durante Samp-Napoli


Sarri il napoletano

“Lavali col fuoco” reiterato per settanta minuti e Sarri non ci sta. Con la stessa rabbia di chi si vede attaccato da tante, troppe parti e il ruggito di chi ne ha abbastanza, come chi non sa più trattenere tra i denti un ‘va fa mocc a mammeta’, l’allenatore azzurro si carica sulle spalle il peso di una città intera di cui ormai è figlio legittimo e alza la voce.

“Questa tifoseria io la amo profondamente e questo sentimento non cambierà mai, a prescindere da tutto”

Così il toscano dopo la vittoria al Ferraris parla dei suoi tifosi e “concittadini” ringraziandoli dell’affetto dimostratogli nel corso della carriera a Napoli ma soprattutto in questo finale di stagione, aprendo qualche spiraglio di ottimismo sul futuro. Ottimismo corroborato dall’incontro di qualche giorno dopo tra allenatore e presidente che in privato, costretti a cambiare il luogo del meeting per la folla di tifosi accorsi in massa a Castel Volturno, si stringono la mano e (forse) in un nuovo accordo.

De Laurentiis, il cui pessimo tempismo nelle dichiarazioni non è una novità, non fa comunque mistero della stima e la fiducia riposta in Sarri e avanza l’opzione di revisione del contratto del tecnico toscano che stavolta stabilisce dei paletti.

Si va verso un ingaggio di circa 4 milioni di euro annui e l’eliminazione della clausola fissata a 8 milioni. Ma non soltanto, perché per tenere l’allenatore incollato alla panchina azzurra la posta in gioco è più alta e le garanzie devono arrivare anche dalle operazioni di mercato estivo, blindando alcuni big tra cui Koulibaly e rafforzando la rosa, ad oggi troppo “Corta” per pensare davvero in grande e da grandi.

De Laurentiis scalpita, avrebbe voluto annunciare il rinnovo già durante la cena di fine stagione tenutasi ieri a Villa D’Angelo durante la quale gli animi sono sembrati sereni e affiatati. Ma nessuna ufficialità: i due si incontreranno di nuovo dopo il Crotone per sancire per iscritto l’accordo tra le due parti.

Intanto i tifosi rincarano la dose di Sarrismo e accorsi fuori dal ristorante lo acclamano: “Comandante resta con noi” nella speranza che il comandante ponderi bene nel poco tempo per pensare se restare o volare verso mete più grandi abbandonando la città di cui è ormai figlio e padre insieme. In ballo c’è di certo una fetta di anema e ‘core.

 

Egle Patanè
Foto: SSC Napoli