Un giorno triste per la Juventus e per tutto il calcio in generale. Era il 29 maggio 1985, giorno in cui avvenne la strage dell’Heysel prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Scontri dentro lo stadio e cifre da guerra: 39 morti e oltre 600 feriti, travolti dalla violenza degli hooligans inglesi. Una vera tragedia.

Oggi, a 30 anni di distanza, il club bianconero non dimentica e ha ricordato le vittime con un comunicato:

“Il giorno più triste. Doveva essere un momento di festa, di attesa, di tensione sportiva. Si è trasformato in tragedia”.

La società e il popolo bianconero si stringono nell’omaggio alle vittime prima con post commoventi sul web, dal sito ufficiale ai profili Twitter e Facebook:

Il resto sarà silenzio. Il giorno più triste della nostra storia“.

Screenshot_2015-05-29-14-32-24-1Alle 19.30 presso la Chiesa della Gran Madre di Dio a Torino si terrà la messa con la partecipazione dell'”Associazione Familiari delle Vittime dell’Heysel“, dei giocatori, dello staff tecnico e dei dirigenti e, come ambasciatore del Liverpool, di Ian Rush, ex giocatore bianconero. Alla cerimonia pubblica che ha avuto luogo a Bruxelles, invece, c’erano il presidente del J-Museum, Paolo Garimberti, e Sergio Brio, nonché Gianluca Pessotto e Massimo Bonini. Con loro anche Phil Neal, capitano di quel Liverpool: di fronte alla stele che allo stadio ricordano la strage, è stato osservato un minuto di silenzio. Sono poi state posate corone di fiori e liberati in cielo 39 palloncini bianchi ciascuno con il nome di una delle vittime, 32 delle quali italiane:

 

Screenshot_2015-05-29-14-19-15-1 Anche il tecnico bianconero Massimiliano Allegri ha voluto ricordare quel giorno terribile. Ha aperto la conferenza stampa della vigilia di Verona-Juve con un pensiero alle vittime:

“Oggi – ha aggiunto – c’è solo da commemorare le vittime e stringerci con affetto ai loro famigliari”.

Screenshot_2015-05-29-14-21-18-1

In una giornata come questa tutti noi, a prescindere dalla fede calcistica, dovremmo fermarci a riflettere, perchè un altro “Heysel” non succeda più.

Barbara Roviello Ghiringhelli