Manchester, 28 Aprile 2003

Stadio Old Trafford gremito con 63.000 spettatori.

Il giocatore numero 7 del Milan posiziona il pallone sul dischetto del rigore: le mani tremano, lo sguardo fisso rivolto alla porta difesa dal portiere della Juventus, Gianluigi Buffon.

 

Andriy Shevchenko aspetta il fischio dell’arbitro Markus Merk: sono i 10 secondi più lunghi della sua vita. Fischia. Tiro. Gol. Il pallone entra a sinistra, Buffon si butta a destra. Sheva non ci crede, corre verso Dida, lo abbraccia, poi si butta a terra, urlando di gioia.

Con capitan Maldini che solleva la Coppa dei Campioni si conclude la finale del 28 maggio 2003.

Una Champions che gli italiani non si dimenticheranno facilmente, perché i vincitori rossoneri hanno sì battuto la Juventus, ma nella semifinale avevano battuto anche l’altra italiana, l’Inter (poi arrivata terza), giocando l’unico derby italiano in questo torneo. Una finale segnata dai rigori, perché su 10 calciati, la metà furono sbagliati (3 per la Juve, 2 per il Milan).

Data portafortuna

Ma per il Milan, il 28 maggio è una data storica, anzi portafortuna.

Oltre alla finale all’Old Trafford, ne giocò altre due, nel 1958 allo stadio Heysel di Bruxelles contro il Real Madrid (perdendo dopo i tempi supplementari), e nel 1969, contro l’Ajax di Cruijff al Santiago Bernabeu di Madrid, vincendo 4 a 1 grazie a un tripletta di Pierino Prati e sollevando la sua seconda Coppa dei Campioni (la prima fu nel 1963, con capitan Cesare Maldini).

Ora che i diavoli si apprestano a tornare nella competizione più importante d’Europa, i tifosi sperano di ritrovare questa squadra ancora in finale per riportare a casa il trofeo più ambito e toccare di nuovo il paradiso.

Chissà, magari giocando proprio il 28 maggio 2022…

 

Jessica Boffelli