Il 2015 è senza dubbio l’anno di Massimiliano Allegri, arrivato alla Juventus dopo l’abbandono di Antonio Conte tra lo scetticismo generale dei tifosi ed entrato di diritto nella storia bianconera. Lui che alla sua prima stagione a Torino potrebbe addirittura centrare il Triplete nella magica notte di Berlino contro il Barca, con Scudetto e Coppa Italia già in tasca, diventando il primo allenatore italiano a riuscire nell’impresa, si racconta in una lunga intervista a Tiki Taka.

Arriva alla Juventus accolto dai fischi dei tifosi che oggi, a più di sei mesi di distanza, non possono più fare a meno di lui. “Fa effetto risentirli adesso, ma sono stati un grande stimolo. A me piacciono le sfide, anche quelle impossibili perché penso che nella vita non ci sia niente di impossibile. Sono arrivato qui con la consapevolezza che questo gruppo potesse fare ancora di più, dal punto di vista del gioco e dei risultati, dello straordinario triennio con Conte”, rivela Massimiliano.

Niente paura per la finale di Champions League contro il Barcellona, secondo Max la Juve se la può giocare fino alla fine: “Non è una partita difficile come sembra da preparare. Anzi è molto facile. Innanzitutto perché è la finale, poi perché il Barcellona lo conosciamo: rispetto all’anno scorso hanno un palleggiatore in meno e quei tre davanti attaccano molto di più la profondità, con Suarez attaccante centrale”.

Chiuso il capitolo Juventus si torna a parlare del passato e argomento principale diventa il Milan ex squadra del tecnico di Livorno al quale erano state date molte delle colpe del momento difficile rossonero, ma che comunque conserva un ricordo positivo della sua esperienza sulla panchina del Diavolo: “Indipendentemente dalle rivalità sportive io ho passato tre anni al Milan straordinari con risultati importanti perché abbiamo vinto uno Scudetto e una Super Coppa e ci siamo sempre classificati nei primi posti. Per me è una parte della mia carriera come il Cagliari. Il Milan si muoverà molto bene sul mercato e il prossimo anno lotterà per i primi tre posti. Il dna di una società vincente non si cambia in un anno“.

E per quanto riguarda la leggenda che vuole proprio Allegri come maggior indiziato per l’addio di Andrea Pirlo ai rossoneri il tecnico ammonisce: La cosa mi fa sorridere la verità la sappiamo io, Andrea e la società. Credo che Andrea avesse bisogno di nuovi stimoli, io amo le squadre tecniche e Pirlo è un giocatore tecnico. L’ho ritrovato alla Juventus e in questi quattro anni ha fatto benissimo, anche in questa stagione dove è stato fuori molto è risultato determinante, sopratutto nelle grandi partite ha fatto ottime prestazioni perché è un giocatore di spessore mondiale.

“Il ruolo dell’allenatore è una vocazione, continua Allegri, “Allenatore e giocatore sono due ruoli diversi. Sorrido quando sento..quello è stato e farà, sono due cose diverse”. Un riferimento a Inzaghi? Giocatore dalla grande carriera non altrettanto fortunato in panchina. “Assolutamente no. Allenare il Milan, come qualsiasi altra grande squadra non è semplice, la pressione è tanta e non basta solo preparazione tecnica. La componente allenatore è formata da tre elementi: l ’80% è allenamento psicologico, poi la tecnica e la tattica uno o ce l’ha in testa o difficilmente può fare l’allenatore”.

Battuta finale sul possibile arrivo di Cassano in maglia bianconera nello scorso mese di Gennaio del quale il barese aveva parlato proprio ai microfoni di Tiki Taka: “Con Antonio abbiamo avuto un rapporto conflittuale ma di stima. Giocatori forti come lui con la palla al mondo ce ne sono pochi, per come passa la palla è addirittura meglio di Ronaldinho. Nel momento in cui doveva andare via Giovinco l’abbiamo preso in considerazione.

Cecilia Stuani