Caro Capitano,

mi trovo qui a scriverti e ancora non mi sembra vero, o meglio, a nessuno  lo sembra. Dopo ben 10 anni e 333 partite disputate con indosso la maglia crociata, hai deciso di salutarci in un momento in cui in primis noi tifosi non eravamo ancora pronti a farlo.

Foto di Lorenzo Cattani

Sei diventato il vicecapitano solo dopo 3 anni che eri in città e, dopo l’addio di Morrone, ti sei conquistato quella fascia che tanto meritavi. Abbiamo conquistato a sorpresa l’Europa League, negata poi, e nella stagione successiva sei stato un Capitano non solo sul campo, ma soprattutto fuori.

Eri tu che parlavi davanti ai tribunali, ai giornalisti, ai compagni e a tutti coloro che lavoravano quotidianamente dietro le quinte senza prendere uno stipendio da mesi. Hai sofferto con la città intera e come hai detto tu stesso: “Durante la sofferenza siamo diventati una cosa sola”. Sei stato il simbolo della rinascita di questo Parma e, nonostante avessi avuto diverse offerte per rimanere in A, hai deciso di ripartire dai Dilettanti. E fidati, lo sei stato. Sei rimasto per amore della maglia crociata, perché avevi voglia di riscattarti e di riscattare una città intera dopo tutta la sofferenza vissuta.

Sei stato e sarai un grande leader che ha dimostrato di avere grinta, carattere, caparbietà e tanto cuore.

Il discorso dell’anno scorso per la finale dei play off rimarrà nei nostri cuori perché nessuno come te sa cosa vuol dire indossare questa maglia. Mantenere, prima di tutto, la promessa fatta a una città intera, città che si è spostata per sostenere la squadra in quel caldissimo 17 Giugno.

Questa stagione sicuramente non è stata una delle più facili, nonostante l’obiettivo più grande che potessimo avere raggiunto, un sogno realizzato con sudore e sacrificio, le tante critiche fatte al Mister, al Direttore Sportivo e alla squadra dopo alcune sconfitte pesanti hanno minato un ambiente già di suo vulnerabile ma anche quest’anno la squadra aveva il suo pilone fondamentale, e non soltanto in difesa: tu. Tu come sempre fatto da quando sei qui. Ti sei fermato solo 23 giorni per l’intervento al menisco perché a Spezia volevi essere in campo, non in tribuna. Perché a Spezia tu volevi essere tra quelli con la penna in mano per scrivere e sottoscrivere la storia, ancora una volta.

Mi sento solo di dirti un grande, immenso GRAZIE.

Grazie per aver lottato con noi, per essere rimasto nonostante tutto e per essere stato un grandissimo esempio come gran calciatore ma soprattutto come grandissimo uomo.

Inconsapevolmente sei entrato nella vita di tutti noi e l’altra sera, le tue parole sono state un colpo al cuore, e ancor di più lo è stato vederti afflitto. Ti saremo vicini come se fossi un amico, o un parente, perché questo è ciò che sei per noi. Il legame creatosi tra noi è un qualcosa che non può spiegare neanche il groppo in gola che smorza il fiato.

Foto presa dal sito ufficiale del parma Calcio 1913

Da questa sera la 6 sarà solo la tua maglia perché nessun altro potrà mai essere come te. Nessun altro potrà averla.

Si conclude così un lungo ciclo di avventure vissute insieme. Si conclude però nei migliori dei modi, proprio come quello di una favola. E tu, mio caro Ale, sei il bel principe azzurro che ci ha salvato dalla strega cattiva.

In bocca al lupo per il tuo futuro qualsiasi cosa farai nella speranza che tu possa ancora indossare i nostri e i tuoi colori.

Buon proseguimento,

Aurora