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La sua versione dei fatti ancora non l’avevamo sentita. Dopo l’eliminazione dal Mondiale vi era stato da parte Cesare Prandelli solo un susseguirsi di frasi certamente colme di amarezza ma anche diplomatiche e in perfetto stile fair play. Ma l’uscita dalla competizione iridata, in quel modo rocambolesco e inaspettato, ha lasciato una ferita profonda e una rabbia repressa che prima o poi sarebbe esplosa con tutte le recriminazioni del caso. E allora quale occasione migliore della conferenza stampa che ha visto la presentazione dell’allenatore di Orzinuovi come nuovo tecnico del Galatasaray per vuotare il sacco e togliersi qualche sassolino.

Prandelli è davvero un fiume in piena. Approfittando della presenza in Turchia della stampa italiana ci tiene a precisare di non essere scappato via: “In Italia ho tutti i miei affetti e ci tengo a mandare un abbraccio a tutti. Mi sono chiuso nel silenzio perché ho ricevuto lettere e messaggi di minaccia. Leggere articoli in cui vengo paragonato a personaggi che non voglio neanche nominare (si riferisce a Schettino) ti fa chiudere in te stesso. Si tratta di gente sporca dentro“. In effetti, l’opinione pubblica non ha di certo gradito quel suo passaggio al Galatasaray solo 9 giorni dopo la débacle brasiliana, senza prima aver dato alcuna spiegazione agli italiani. Il contratto con i turchi avrebbe fatto gola a chiunque (4,5 milioni di euro per un triennale), ma alcuni hanno visto questo accordo come una rapida “fuga” verso contratti milionari. Per Cesare non è così, anzi, il bresciano fa leva sul suo famoso codice etico: “mi sono dimesso perché non sono il tipo che va a chiedere la buonuscita“.

L’ex c.t. ci tiene inoltre a precisare di aver accettato l’offerta dei turchi perché ha visto la loro insistenza e la grande ambizione e voglia di vincere, perché altrimenti non avrebbe avuto intenzione di intraprendere nuove esperienze, soprattutto in Italia. I momenti post eliminazione sono stati infatti per lui davvero duri. Tra minacce, critiche e colpi bassi Prandelli fa capire che il momento di dare la sua versione dei fatti è finalmente arrivato e così inizia a chiarire punti importanti di quelle che sono state le settimane degli azzurri in Brasile.

Punto numero uno: Buffon non ha attaccato Balotelli. Secondo l’ex c.t. il numero uno italiano non si riferiva solamente a Super Mario quando parlava di gente che c’è e gente che non c’è, ma a un’intera generazione che ancora non riesce a sacrificarsi davvero per la maglia azzurra. Prandelli sembra concordare con il portierone bianconero e dice infatti di non essere stato sorpreso da quelle parole.

 Punto numero due: Giuseppe Rossi è stato una delusione dal punto di vista umano. Prandelli dice: “Le sue parole mi fanno ancora male. Lui sapeva sin dall’inizio che non avrebbe fatto parte dei 23. Questa è una delusione umana, un giorno dirà la verità“.

Punto numero tre: Balotelli non è ancora un campione. L’allenatore del Galatasaray dichiara infatti: “durante l’intervallo ho detto a Mario che la nazionale avrà ancora bisogno di lui ma deve smettere di vivere nel suo mondo virtuale. Deve imparare ad affrontare ogni situazione. Per ora ha solo grandi colpi, ma un campione è un’altra cosa“.

Infine un commento sul gruppo azzurro, secondo alcuni diviso al proprio interno e distratto dalla presenza dei familiari. Per Prandelli non è così, il gruppo era unito ma ciò che ha tradito molti dei giocatori italiani è stata la paura. E per quanto riguarda la presenza delle famiglie, per l’allenatore di Orzinuovi questo è stato un aspetto estremamente positivo, non di certo una scelta sbagliata.

Insomma, tutte le accuse e le critiche a lui rivolte sono state rispedite al mittente: nessun rimpianto, nessun rimorso. A Prandelli non resta che guardare avanti e dedicarsi ad un generoso “premio di consolazione”, per dimenticare in fretta un’ esperienza che invece agli italiani resterà ben impressa nella mente.

Claudia Rosco