Il 17 febbraio 2005 se ne andava uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi. Undici anni fa, all’età di 69 anni, Enrique Omar Sivori si è spento nella sua città natale San Nicolas, in Argentina. Era malato di tumore al pancreas.

Era il 1957 quando l’Italia ha conosciuto la sua immensità. La Juventus lo prelevò dal River Plate versando nelle casse del club argentino dieci milioni di pesetas, una cifra iperbolica per l’epoca, una somma che il club di Buenos Aires utilizzò per rinnovare lo stadio. 259 partite, 174 gol ha guidato la Juventus alla vittoria di 3 Scudetti (1957-1958, 1959-1960, 1960-1961), 2 Coppe Italia ( 1958-1959, 1959-1960) ed 1 Coppa delle Alpi.

Stinchi nudi, dribbling, sinistro magico: in lui convivevano armonicamente fantasia e tecnica. Torino, la Juventus e l’Italia tutta, si innamorarono di lui, primo giocatore bianconero a vincere il Pallone d’Oro, nel 1961.

Sivori ha concluso la sua carriera nel Napoli dopo otto splendenti stagioni juventine. Nel 1965 Lauro convinse Agnelli a cederglielo ordinando alla Fiat due motori navali. Il titolo felice di un giornale ne aveva salutato così il suo arrivo a Napoli: “Vedi Omàr quant’è bello“. Ha regalato al “San Paolo” le ultime scintille della sua classe.
Geniale, era il re del tunnel e strabiliava con giochini che umiliavano gli avversari e spesso sono stati causa risse. Proprio la rissa, in Napoli-Juventus dell’1 dicembre 1968 che costò a Sivori una squalifica di cinque giornate, fu il motivo del suo ritiro dal calcio giocato.

Con il suo talento ha illuminato l’Italia tra il ’57 e il ’66 e ha segnato un’epoca mettendo tutti d’accordo, perchè, come diceva l’Avvocato, «Sívori è più di un fuoriclasse. Per chi ama il calcio è un vizio» .

Caterina Autiero