Rudi José Garcia è il nuovo allenatore del Napoli. Dopo il primo annuncio ufficiale, rigorosamente tramite il profilo Twitter del presidente De Laurentiis, il neo tecnico azzurro è stato presentato in pompa magna, in una delle splendide sale della Reggia di Capodimonte. 

“Vorrei salutare i tifosi per la loro accoglienza e fare i complimenti al presidente e alla sua squadra, che tra poco sarà la mia, per quello che hanno fatto la stagione scorsa. Quando ho visto le bandiere in giro, mi sono reso conto che la città è orgogliosa della squadra. E il mio obiettivo è che questa cosa succeda anche in futuro.” 

Queste le sue prime parole, durante la conferenza stampa.

Un primo incontro con gli ultras, presenti in tanti, per salutare un Garcia, visibilmente emozionato e soprattutto ambizioso: 

“Ci siamo trovati col presidente con le ambizioni. Io quando inizio una competizione, qualsiasi sia, la gioco per vincerla. Ovviamente il presidente ha fissato l’obiettivo molto in alto adesso. Ci sono club che per vincere in Champions League ci hanno impiegato 15 anni avendo in panchina il miglior tecnico in circolazione. Io però sogno di vincere trofei. Sono qui per questo.” 

Parole forti che di certo non si discostano dall’immagine che dà e di come, con perfetta eleganza e sapiente sicurezza, sia riuscito a non dare un senso di instabilità. 

Perché è vero, e sarà soprattutto difficile nei prossimi mesi, non far pesare la notevole assenza del suo predecessore, Luciano Spalletti, capace di riportare il tricolore dopo 33 anni. 

Che siano belle parole nella speranza di un futuro brillante? Chi può dirlo.

Resta, però, quella sensazione di consapevolezza che solo il tempo ci dirà tutte le risposte, come spesso accade. Nell’attesa dell’inizio dei ritiri estivi e del campionato, soffermiamoci sulla sua carriera e su ciò che si deve aspettare il popolo azzurro. 

Nato nel 1964 in Francia, ma di origini spagnole, Rudi, nasce in quel clima di multiculturalità tanto vicino alla storia della città di Napoli.

Francesi e spagnoli: sono stati in tanti a conquistare Napoli durante il corso della sua storia, rendendola tanto variopinta quanto unica.  

Dopo un inizio di carriera in diverse squadre d’oltralpe, la prima grande occasione è alla guida del Lille, con cui segna double (vittoria del campionato e della Coppa di Francia) nel 2011.

Un traguardo importante che gli farà vincere il premio come miglior allenatore del campionato, facendolo entrare nella classifica dei migliori allenatori dell’anno, 2011. 

Nel 2013, dieci anni fa, sbarca in Italia, nella sua Roma, dove metterà a segno: record di 85 punti (mai nella massima serie per i giallorossi) e un secondo posto. 

Nel gennaio del 2016, dopo una serie di risultati deludenti, viene esonerato, lasciando la panchina proprio a Luciano Spalletti.

Un segno del destino che sia lui oggi a sostituirlo? 

Questo il bilancio del suo periodo giallorosso: 61 vittorie, 35 pareggi e 22 sconfitte: questo il bilancio del suo periodo giallorosso. 

Poi il ritorno in Francia, prima all’Olympique Marseille, con cui raggiungerà una finale di Europa League (persa contro l’Atletico Madrid) e poi all’Olympique Lione dove si può annoverare l’arrivo in semifinale di Champions League nel 2020 e di Coppa di Francia. 

Ultima esperienza quell’Al-Nassr iniziata nel giugno del 2022 e conclusa lo scorso 13 aprile.

Oltre ai risultanti deludenti, gli viene imputato il duro scontro con alcuni giocatori della rosa, tra cui spicca Cristiano Ronaldo. 

Ed ora la nuova avventura, di nuovo in Italia, e sostituendo chi lo sostituì sulla panchina giallorossa. 

Cosa dobbiamo aspettarci?  

Ha personalità, ma senza quella vulcanicità verace; apprezza l’arte in tutte le sue forme, che si parli di musica o di teatro.

Il contatto con la stampa è professionale, mai esagerato, con tranquillità e trasparenza senza mai, però, rivelare cose “di campo”. 

Tatticamente, il suo calcio è sicuramente, usando un eufemismo, spagnolo: possesso palla e fraseggio corto, prediligendo la difesa a quattro: 4-3-3 o 4-2-3-1 rimanendo così in stile Napoli.

Ovviamente, intende anche rendere i suoi giocatori capaci di variare sistema in modo tale da sorprendere all’occorrenza l’avversario.

Si sofferma molto sul centrocampo, reparto sui cui tende a spingere di più: creatore del gioco.

“Questa vittoria in campionato deve dare tanta fiducia a ognuno di loro, però quando si comincerà la nuova stagione, la preparazione, si riparte da zero. È molto difficile dire che senza fare sforzi, senza sudore, senza il collettivo si può arrivare a grandi traguardi. I calciatori da un lato devono dimenticare quello che hanno fatto. Questa fiducia, anzi, deve servire a rimanere umili. Ci sarà tanto lavoro. La cosa che mi è piaciuta invece è che ho visto una squadra. Non solo singoli, ma una squadra che difendeva tutti insieme. Poi la rosa è ampia, c’è anche la panchina per risolvere le partite. La cosa che mi ha rassicurato è che il presidente è ambizioso. Vuol dire che se è ambizioso mi darà una squadra di qualità. E con una squadra di qualità possiamo divertire i tifosi.” 

Ha poi proseguito puntando, durante la conferenza stampa, a toccare in modo impeccabile le corde giuste dei tifosi del Napoli:  

“Io ho dei valori e questa squadra deve metterli in campo: l’umiltà, l’ambizione, il sudore. Ci sarà il talento che può fare la differenza, ma si gioca in undici e la rosa è di venticinque, ogni calciatore è molto importante. Anche il calciatore più giovane, che deve crescere e avere voglia di essere della squadra del Napoli. In Italia si dice ‘senso di appartenenza’ e questa è una cosa molto importante. Nel calcio attuale non ce n’è tanto, ma per me è sempre importante la maglia che vesti e lo stemma che si ha sul cuore. La maglia va rispettata, dobbiamo dare il meglio per questo.” 

Queste le basi del Napoli che verrà

Si ricomincia il 14 luglio nella consueta Dimaro, in Val di Sole, dove avrà inizio la prima tappa del ritiro estivo azzurro. E lì, potremmo saperne di più del nuovo Napoli che parlerà francese.  

 

Rosaria Picale