Esattamente un anno fa, il 16 giugno 2019,  la Juventus annunciava Maurizio Sarri quale nuova guida tecnica.

Tra lo scetticismo di un intera popolazione a tinte bianconere.

Perché – diciamocelo pure senza peli sulla lingua –  Sarri è stato per anni l’acerrimo nemico della Vecchia Signora, con il suo Napoli e le sue ardenti dichiarazioni, fortemente antijuventine.

I suoi esordi, già non proprio facili, sono addirittura proseguiti con l’interruzione delle competizioni causa Covid. Insomma, un anno particolarmente complicato per il mister.

Sarri – chiamato allo scomodo confronto con Massimiliano Allegri – ha spaccato le platee. Chi ha visto in lui la possibilità di invertire la marcia in casa Juventus, apportando una serie di novità che però necessitano di tempo per dare risultato.

Altri – molto più numerosi – continuano ancora oggi a ritenerlo inadatto a occupare quella panchina che tanto scotta, soprattutto per quel suo modo diretto e rude di esprimersi, senza remore né filtri, che nei mesi scorsi lo ha esposto a non poche critiche.

Tra le più severe ricorderemo quelle alle dichiarazioni post Napoli – Juventus, partita vinta dai partenopei, dopo la quale Maurizio Sarri affermò di essere tuttavia contento per i “suoi ragazzi” (riferito ai giocatori azzurri).

Inutile sottolineare la bufera scatenata tra i tifosi bianconeri da quelle parole. 

Ebbene, la sorte ha voluto che la Juventus trovasse come avversaria in finale di Coppa Italia proprio il Napoli, e proprio in occasione del suo primo anniversario di “matrimonio” con il tecnico di Figline.

Una sorta di prova del 9 per l’allenatore bianconero, chiamato stavolta a mostrasi interessato solo e esclusivamente alla Juventus, senza ricordi, senza rimpianti, senza sentimentalismi che – per quanto umanamente comprensibili – non sono ammessi in queste circostanze. 

Una prova bollente soprattutto perché quell’ampia fetta di tifo juventino che ancora non lo accetta sarà lì a aspettarlo al varco, pronto a coglierlo in fallo e a chiederne la testa in caso di sconfitta.

Tanto più che la Juventus vista venerdì contro il Milan ha manifestato qualche problemino in più rispetto al Napoli di Gattuso, sebbene tutte le squadre vengano da un lungo e difficile periodo di inattività.

La voglia di vincere il trofeo è in tutti noi, il sentimento prevalente è quello di aiutare i giocatori ad ottenerlo, per la società e i tifosi. Non ho retropensieri su altre cose, mi sento pienamente proiettato su di noi. È la finale che avrei voluto perché ci siamo arrivati, non mi importa di trovare contro il Napoli

Le sue affermazioni di oggi, in conferenza stampa pre –  finale , hanno già un colore e un sapore diversi, ma non è abbastanza.

Anche perché a queste parole ne sono seguite altre – un po’ più colorite – relative alla sua carriera da allenatore, che hanno rianimato immediatamente  i detrattori del suo modo di comunicare:

Sarri
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Tutti sappiamo – Maurizio Sarri compreso – che domani la partita tra Juventus e Napoli sarà molto di più di una “semplice” finale di Coppa Italia. Per lui è una succulenta occasione di scacciare via un bel po’ di remore.

Sarà, comunque vada, un anniversario da ricordare.