E’ una furia sorprendente Simone Zaza che dopo essersi preso Chiara e il Valencia lotta, un anno dopo, per (ri)prendersi la Nazionale

…Cantava la Carrà…

9 le partite giocate, 9-1 i gol messi a segno. Una media di quasi un gol a partita. 5 le gare consecutive in cui l’attaccante del Valencia made in Italy è andato in gol -non succedeva dal 1977, dai tempi di Kempes, che un giocatore straniero segnasse con cotanta costanza nel Valencia-.

Secondo solo a quel tale Lionel (a quota 11 reti) -lo supera addirittura per gol segnati da fuori area e di testa- . Dei dati che possono seminare, e lasciare che Simone raccolga, quella serenità che ricerca e che potrebbero, perché no, riavvicinarlo a quella maglia azzurra riposta in armadietto da ormai quasi un anno. I tre gol in otto minuti rifilati al Malaga non possono che essere una lampante conferma di quanto sia famelica la sua voglia di riaprire quell’armadietto.

Rivoglio la Nazionale” aveva detto e la Nazionale potrebbe (e dovrebbe) rivolere lui…e quale migliore occasione del match di play off contro la Svezia? Non una profezia, prerogativa di chi ha le parvenze divine, bensì una promessa, non indifferente e tutt’altro che onerosa fatta, più che agli altri, a sé stesso, da ragazzo più che calciatore, da uomo più che da messia, perché di Messi(a) in terra Iberica ce n’è già uno, lo stesso che lui, dal più umile gradino di essere umano, ha battuto aggiudicandosi il premio di miglior giocatore della Liga del mese di settembre.

Uomo ancor prima che calciatore, perché Simone Zaza è esattamente questo: un ventiseienne con pregi quanti difetti che vanta errori ma anche tante prodezze. Umile, fragile, inerme a tratti ma anche, e soprattutto, autocritico e consapevole di sé stesso con tanta voglia di riscatto. Sì, perché come lui stesso ha ammesso, tirare, sbagliare e soprattutto superare quel rigore di Francia 2016 non è stato semplice.

La facilità di giudizio, la massificazione di contenuti derisori e la conseguente tirannia scatenatasi, tipica dell’era web 2.0, hanno rivelato il dark side di quella luna che, al contrario, ha reso stella la sua Chiara.

Bizzarri gli eventi! Un po’ meno bizzarra la risonanza che quegli attacchi mediatici hanno avuto su Simone rivelando il ragazzo più che il calciatore. Da Parigi a Londra i tonfi non sono finiti e i sei mesi di avventura in Premier non hanno fruttato gran risultati. Quanta incostanza, quanto altalenare, quante fragilità che mettono tutto in discussione. Follia, dunque, continuare a credere in questo centravanti dalle caratteristiche un po’ “attempate” ma dalle doti prodigiose sotto porta? Forse.

La follia, però, rende sani di mente, come dicono spesso sia Simone che Chiara, che di stargli accanto non si è mai stancata..

… e il tonfo può diventare trionfo: arriva il momento del Valencia e della svolta. Il gol contro l’Atletico Bilbao prima, la prodezza sotto porta contro il Real tanto veloce quanto impossibile da intercettare per Varane quanto per Navas dopo, sono l’inizio di un successo che non era traboccato neanche in quella Juve alla quale sarà sempre riconoscente e non solo per le lezioni di calcio ricevute.

E’ grazie all’amicizia nata tra lo Stadium e Vinovo con Alvaro Morata, soprannominato “Testone”, che sono state scritte le prime pagine di quella “Storia di un grande amore” con Chiara “Wild”.

Da social a social… Se dopo quel maldestro (e maledetto) rigore contro la Germania i social lo avevano crocifisso al punto da spegnerlo almeno per un po’, ci pensa Chiara a riaccendere i riflettori e sottolineare la luce che il suo Simone ha riacceso in campo. Non solo scarpe e t-shirt, la splendida fashion blogger è diventata a tutti gli effetti una vera e propria football blogger, sì ma solo del suo “Scimpanzé”.

Egle Patanè