Allegri e la Juventus di nuovo vicini, vicinissimi.

Nelle ultime ore, dopo gli ultimi nefasti eventi in casa bianconera, il nome dell’ex tecnico riecheggia con prepotenza quale papabile sostituto di Pirlo, già se dovesse fallire la gara con il Napoli.

Immagino con quale serenità Andrea da Brescia  starà preparando la gara contro i partenopei.

Come se non bastasse il macello in cui si è gradualmente impelagato, deve fare i conti con lo scomodissimo fantasma del mister più amato dal Presidente.

Agnelli – diciamoci la verità – farebbe qualsiasi cosa pur di riportare il buon Max all’ovile. Ci sta pensando dal 17 maggio 2019, giorno in cui suo malgrado ha dovuto congedare il livornese.

E  farebbero carte false anche i suoi nostalgici adepti, convinti più di ogni altra cosa che la Juventus non possa vivere senza i dogmi dell’allenatore più vincente del post Calciopoli.

Già si sono precipitati tutti sui social a inneggiarne il salvifico ritorno. 

A occhio e croce, Allegri sembrerebbe perfetto per mettere una toppa sul buco enorme che la Juventus ha scavato in se stessa durante questa stagione. Buco nel quale a poco a poco sta precipitando, senza possibilità di trovare soluzioni interne. 

A occhio e croce, appunto.

Perché a  guardare da vicino, molto da vicino, a me sembra una mossa azzardata.

Questa squadra, oggi, è un cumulo di macerie. Un ibrido scomposto senza capo né coda, che non ha nulla a che vedere con né con quello che Allegri ha trovato al suo arrivo, né con ciò che ha lasciato due anni fa.

Quanto converrebbe al tecnico toscano rischiare l’aura di immortalità che si è costruito negli anni precedenti per il disperato tentativo di salvare una stagione in extremis?

Perché nello status in cui versa oggi la Juve, il posto in Champions è veramente un’impresa.

È vero che Allegri è molto bravo a gestire le situazioni.

Ma non riesco a vederlo come costruttore, soprattutto là dove gli capita un gruppo di ragazzi giovani che non sono esattamente il suo prototipo di giocatore preferito.

Allegri non ha mai amato puntare sui giovani e non si è mai mostrato un insegnante.

Lo vedo inadatto a dare un’impronta a tanti che, dopo questa prima annata bianconera da dimenticare, hanno in testa solo demotivazione e confusione.

Lo vedo inadatto a rimboccarsi su le maniche per tirare su quello che resta delle macerie: il suo ruolo è quello di tener in piedi un muro magari anche in mezzo al terremoto, ma non quello di ritiralo su quando è caduto.

Poi onestamente: sarebbe capace di ottenere delle garanzie? E con quale disponibilità economica, dati i tempi grami che corrono?

Sarebbe disposto a accettare – lui, che con orgoglio ha sempre ostentato gli scudetti conquistati – un periodo (lungo, perché potrebbe esserlo) di vacche magre?

In tutta onestà, mi chiedo chi glielo faccia fare di tornare alla Juventus. In questa Juventus.

E ho capito che è tanto tanto amico di Agnelli e che si sono pure fatti tanti auguri per Pasqua ( non ho capito però se violando le regole anti Covid o no).

Così come capisco che questo Presidente che tanto abbaia (ma che poi morde solo chi gli pare) proprio senza i suoi amici del cuore non ce la fa a resistere.

Del resto, l’era degli eterni ritorni l’ha inaugurata proprio lui.

Allegri
Fonte immagine Official Facebook Juventus

Quindi non mi stupirei se Allegri fosse una  soluzione, per Agnelli, alla malattia che ha colpito la Signora. Solo che non sarebbe la soluzione.

Ci attendono tempi duri. Io, al posto di Max, lascerei stare sentimenti e vendette.

I ritorni di fiamma sono sempre un’arma a doppio taglio.

Daniela Russo