Seconda semifinale di Coppa Italia.

E se lo Stadium vuoto a Torino faceva una certa impressione, il San Paolo deserto è quasi angosciante.

Se non fosse per quello strano effetto dalla televisione, come se ci fosse un flash mob sugli spalti, fatto da schermi di cellulari inesistenti.

C’è una strana atmosfera qui a Napoli: una tristezza mascherata da normalità, una ripresa addolorata ancora di più di quanto visto a Torino.

Poi guardo Gattuso e capisco. 

Lo vedo mandare un bacio verso il cielo, verso la sua Francesca che ha lasciato la terra nel periodo più drammatico, come se già la sua morte non fosse drammatica di suo.

Guardo quest’uomo rude, conosciuto come Ringhio, con gli occhi bagnati di lacrime, che intanto trascina il Napoli in finale in una partita tutt’altro che scontata.

Penso a quanto sia stato difficile per lui lavorare con i  suoi ragazzi mentre dentro si sentiva morire.

Gattuso
Immagine Twitter Eurosport

Gennaro Gattuso – detto Ringhio – è una delle persone ancora genuine che il calcio ci offre. Forse non sarà un top, ma possiede quella parola magica che si chiama umanità.

Guardare Mertens per credere: il belga che gioca mezzo acciaccato e che decide pure la partita (con tanto di record).

Gattuso è un uomo in un mondo di figuranti, come direbbe qualcuno.

Ed è per questo motivo che – sotto sotto – abbiamo tutti gioito un po’ per il risultato di ieri.

Tieni duro Rino: ci si vede a Roma.

Daniela Russo