Una vita in rossonero costellata da innumerevoli vittorie: ripercorrerle tutte sarebbe impossibile. Vogliamo ricordare la sua storia attraverso le tappe fondamentali della sua carriera.

6 per sempre”: si è chiusa con questa frase la partita di addio di quello che è stato e sarà sempre il Capitano del Milan, Franco Baresi.

Nato a Travagliato (Brescia) l’8 maggio 1960, ha esordito in rossonero nel 1977 ed è rimasto fino al 1997 nel ruolo di difensore centrale.

 

… E pensare che tre anni prima del suo esordio  era stato bocciato a un provino nell’Inter, dove militava il fratello Giuseppe … ma, forse, nessuno poteva immaginare che quel ragazzino pelle e ossa, alto solo 1.64 sarebbe diventato il libero più forte della storia.

Il Diavolo invece ci ha messo lo zampino e l’ha portato a Milanello, dove ha potuto dimostrare il suo valore nelle giovanili conquistando un posto da titolare nella prima squadra. Siamo nel 1978 e qui incontra molti campioni che gli hanno insegnato a essere grande, a non arrendersi mai e a non smettere di sognare, riuscendo ad alzare al cielo sei scudetti, tre Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali, una scia di trofei da far invidia ai campioni di oggi.

 

Un amore puro verso i colori del Milan che non ha lasciato neanche nell’anno buio della retrocessione e durante la crisi societaria del 1986, quando la società di proprietà di Farina era sull’orlo del fallimento.

In quell’anno subentrò Silvio Berlusconi che credette in lui e gli affiancò dei campioni del calibro di Ancelotti, Giovanni Galli, Ruud Gullit e tanti altri, guidati dal Condottiero Arrigo Sacchi, fino ad allora sconosciuto nel calcio che conta. Il Milan rinasce, giocando in modo spettacolare e rivoluzionario e dove il “Piscinin” (così soprannominato per il suo aspetto fisico non proprio esaltante) diventa il pilastro della difesa e di tutta la squadra.

Non stiamo ad elencarvi tutte le vittorie di questa meravigliosa squadra, ma possiamo dirvi che Baresi diventa l’emblema del sacrificio e della voglia di imporsi sull’avversario, anche in Nazionale. 

Un grande come Gianni Brera, nel 1992 sulle pagine de La Repubblica lo descrive così:

“Baresi è dotato di uno stile unico, prepotente, imperioso, talora spietato. Si getta sul pallone come una belva: e se per un caso dannato non lo coglie, salvi il buon Dio chi ne è in possesso! Esce dopo un anticipo atteggiandosi a mosse di virile bellezza gladiatoria. Stacca bene, comanda meglio in regia: avanza in una sequenza di falcate non meno piacenti che energiche: avesse anche la legnata del gol, sarebbe il massimo mai visto sulla terra con il brasiliano Mauro, battitore libero del Santos e della nazionale brasiliana 1962”.

Il giorno del suo ritiro è stato un momento di grande perdita per il calcio non solo italiano, ma mondiale, perché un altro “monumento che cammina” non ci sarà più.

Proprio per questo motivo, la società di via Aldo Rossi ha deciso di ritirare la sua maglia numero 6 perché non ci sarà nessun altro come lui.

Vogliamo chiudere questo tributo con un video che esprime al meglio l’essenza di una leggenda:

Contributo video di: Danilo Vitro-Multimedia Production

Barbara Roviello