Il Torino probabilmente non si sarebbe mai aspettato di vivere una stagione così travagliata. 

Dopo lo scorso campionato in cui i granata avevano raggiunto obiettivi forse insperati con il settimo posto e la possibilità di disputare l’Europa League, la squadra di Cairo ha invece cominciato un’annata complicatissima che si è dipanata come un vortice negativo.

Giancarlo Padovan, giornalista, scrittore e allenatore di calcio ci ha voluto rilasciare un’intervista sul momento negativo e delicato del Torino, del cambio della guida tecnica con l’esonero di Walter Mazzarri e il conseguente arrivo di Moreno Longo.

Come cambia il Torino da Mazzarri a Longo?

Per ora non è cambiato perchè il sistema di gioco è rimasto lo stesso e giocatori sono rimasti più o meno gli stessi. Ci sarà qualche recupero come Baselli e altri infortunati ma in linea di massima il sistema di gioco resterà quello. Dovrà cambiare la mentalità, la disponibilità al lavoro, l’intensità e la fiducia.

Quali sono le maggiori difficoltà per Longo?

Ridare fiducia a un ambiente che ha perso autostima, considerazione e che è sotto attacco dai propri tifosi e che non ha un obiettivo. Oggi un Torino non può porsi come obiettivo la salvezza perchè è ovvio ce la farà tranquillamente e non può porsi come obiettivo nemmeno l’Europa League perchè è troppo distante. I risultati che devono venire sono quelli da campionato. Un risultato che potrebbe rialzare la stagione e dare fiducia a Longo potrebbe essere una vittoria nel derby.

Moreno Longo
Foto: Profilo ufficiale Instagram Moreno Longo

A tuo avviso il cambio tecnico è arrivato al momento giusto o sarebbe stato opportuno intervenire prima, magari permettendo di operare nel mercato invernale in funzione della nuova guida?

Certamente prima doveva avvenire questo cambio ma non per le colpe di Mazzarri che sono relative ma perchè quando si perde il controllo dello spogliatoio  vuol dire che anche lo spogliatoio non risponde più agli input. Io credo che la responsibilità maggiore sia della società, non ha fatto bene sul mercato e se fosse arrivato prima Longo, probabilmente  ci sarebbe stato qualche acquisto o modifica tecnica anche se Cairo dice che questi sono i calciatori e che con gli stessi lo scorso anno si è arrivati ai preliminari di Europa League. Il problema è la fiducia e la mancanza dell’autostima. Quando tu smarrisci l’obiettivo, tutto va un po’ in malora, poi c’è anche il rapporto con il pubblico che non è buono. Cairo prendendo Longo ha fatto un’operazione anche un po’ demagogica perchè ha preso un ex calciatore , un ragazzo granata, cresciuto nella cosiddetta cantera. Ha cercato di stanare aspetti tecnici che i tifosi granata giudicano negativamente con la storia di questo ragazzo però Longo non è un allenatore fatto e finito. E’ un allenatore che ha iniziato da poco, ha portato il Frosinone in B ma partite in serie A ne ha 17 con quella giocata sabato e ne ha vinta una. E’ un’operazione anche rischiosa sia per lo stesso Longo con il rischio di bruciarsi sia per il Toro.

Dopo le dichiarazioni di Longo sulla “granatizzazione” del Torino; quanto è fondamentale inculcare nei calciatori questo senso di appartenenza?

E’ cruciale, è la cosa più importante. Senso di appartenenza vuol dire tutto e se ci fosse, sarebbe già recuperata l’autostima il Torino dove darebbe prove diverse in campo. Il senso di appartenenza si deve sentire in un club come il Torino che è sempre stato il fortino del sentimento granata, spesso sgualcito dalla sorte, dal fato, dal destino. Credo serva questa operazione; non so se Longo però sia il profilo adatto per riuscire nell’impresa che è quella di invertire la tendenza e di fare punti necessari per salvarsi. Ho qualche perplessità su Longo, non per la prima sconfitta contro la Sampdoria quanto per la prestazione che è stata scadente quindi non ci siamo discostati dalle prestazioni con Mazzarri.

A cosa si deve il lungo digiuno di Belotti? 

Mancano dei giocatori importanti, uno è Baselli che io reputo fondamentale per il centrocampo che sapeva nutrire anche la qualità di Belotti. Belotti è il terminale della manovra ma se la manovra non esiste, il giocatore non segna perchè ha pochi palloni da giocare o quelli che arrivano sono sporchi o gioca spalle alla porta. Non ha con chi dialogare; adesso Longo pensa anche alla coppia con Zaza ma sono tutti esperimenti che devono superare il test dell’adattabilità.

A proposito di Zaza, lui è partito da grande promessa, ha fatto anche delle annate positive alla Juventus e poi si è un po’ perso… cosa è successo?

E’ successo che fa fatica a credere in se stesso e nelle sue potenzialità. Quando era alla Juventus tutto l’ambiente lo aveva aiutato a tirar fuori il meglio di sé che non è sinceramente poco perchè per me è un ottimo giocatore ed è stato anche un nazionale. Lui ha perso riferimenti, fiducia e convinzione e quindi tutto gli riesce più difficile. Qualche gol potrebbe servire a lui oltre che al Toro, per uscire da questo stato nebbioso nel quale è finito e come in un labirinto non si trova la porta né per entrarci né per uscirci.

belotti e zaza
Foto: Profilo ufficiale Instagram Simone Zaza

Quanto pesa la preparazione atletica anticipata per i preliminari di Europa League? 

Pesa tanto. Il Torino è anche una squadra stanca perchè ha cominciato prestissimo la stagione, si è preparato in maniera molto adeguata, voleva a tutti i costi la qualificazione all’Europa League ma non c’è riuscita. L’entusiasmo è venuto meno arrivando a un passo dall’Europa che conta e questo ha spezzato le energie.

Come valuti la campagna acquisti operata dai granata nelle due sessioni di mercato?

Adesso è facile dire insufficiente però era una squadra che aveva tenuto tutti i buoni giocatori che avevano fatto bene l’anno precedente. Non credo che il Torino sia così indietro. Forse però non crede in un traguardo nemmeno il presidente, detto questo però non è una pessima squadra, anzi è un’ottima squadra. Aver resistito alle offerte delle altre società è un merito. La società voleva raggiungere un traguardo che contasse trattenendo tutti i calciatori. Una serie di concause portano il Torino in sofferenza ora, come la preparazione troppo presto, la mancata qualificazione all’Europa League, gli infortuni e la sfiducia.

Come mai questo rapporto ormai di amore/odio tra Cairo e i suoi tifosi?

Amore purtroppo non c’è più. C’è un odio giustificato a mio giudizio perchè Cairo ha tolto il Torino dal limbo del non essere squadra e non essere società. L’ha fatta diventare società e squadra, ha fatto bene e qualcosa l’ha sbagliata tipo nell’anno della retrocessione ma il Torino è risalito subito. Secondo me è ampiamente positiva la valutazione sugli anni sotto la gestione di Cairo. I tifosi rimproverano alla società di non avere comprato. Il tifoso granata soffre il confronto con la Juve che è vero che in questo momento non sta bene ma resta la squadra capolista. Da una parte si vede lo sforzo per diventare sempre più grandi, dall’altra l’inerzia per restare al massimo come si è. La spaccatura tra Cairo e tifosi credo sia ormai difficilmente sanabile.

Raffaella De Macina
 Foto copertina: Instagram