Home Esclusive ESCLUSIVA – Intervista all’Avv. Ettore Viola nel ricordo di suo padre

ESCLUSIVA – Intervista all’Avv. Ettore Viola nel ricordo di suo padre

Il figlio dello storico presidente della Roma verrà premiato nella XII edizione del Premio Sette Colli Romanisti e ci ha raccontato alcuni ricordi di suo padre e parlato degli attuali presidenti stranieri arrivati in Italia.

La  XII^ edizione del Premio Sette Colli Romanisti ha visto tra i premiati  anche l’avvocato Ettore Viola, figlio dello storico Presidente della Roma degli anni 80′ Dino Viola. Per chi non lo sapesse, tra gli altri premiati c’è anche Franco Peccenini, ex calciatore della Roma venduto proprio da Dino Viola (all’epoca presidente della Palestrina e vicepresidente della Roma) alla squadra giallorossa per poi ritrovarsi nella squadra capitolina.
Noi di Gol di Tacco a Spillo abbiamo voluto ricordare i tempi in cui Dino Viola era il patron dei giallorossi e abbiamo parlato dei vari presidenti stranieri delle società.

Tuo padre è stato presidente della Roma dal 1979 al 1991. Come ricordi quel periodo?

Lo ricordo come il coronamento di un sogno da parte dell’Ingegnere Viola finalizzato a diventare un giorno il presidente della Roma. Comprò la Roma, rimase presidente per 11 anni poi purtroppo com’è noto a tutti, il 19 gennaio del 1991 ci lasciò e finì la sua storia da presidente della Roma. Fu una storia per certi versi trionfali, uno scudetto, due finali di Coppa dei Campioni, Coppa Uefa, cinque Coppe Italia e tanti tornei giovanili vinti. Nel palmares è il presidente della Roma che ha vinto più di tutti.
Io ero sia figlio sia dirigente e ho vissuto quegli anni fantastici a 360°.

Che ricordo ti è rimasto più impresso di tuo padre a riguardo?

Il 24 luglio del 1979 quando ci fu il passaggio di consegna a Trigoria tra Lanzone e l’Ingegnere Viola. La gioia dello scudetto. La gioia di chi aver coronato un sogno, sogno di chi è tifoso della Roma, perchè mio padre all’età di 11 anni si innamorò dei colori festosi  e variopinti della Roma e divenne tifoso. I ricordi sono troppi per poterne evidenziare qualcuno in particolare, le gioie dei successi calcistici sono quelli che sono rimasti più impressi.

Ricordi la prima cosa che fece tuo padre da presidente?

Assolutamente sì. Chiuse le porte della sede di via del Circo Massimo. Mise un portiere per evitare che entrasse chiunque perchè prima era un porto di mare. In questo modo si riuscirono a filtrare tutte le persone che entravano solo su appuntamento.

A proposito dei presidenti, cosa ne pensi dell’attuale presidente della Roma?

Penso che sia sui generis. Si vede che non è tifoso, si vede che è un manager e che ha facilità nel muovere i soldi. Indubbiamente ha stabilizzato la Roma a un certo livello, anche approfittando della momentanea sparizione di Inter e Milan. Non vuole fare il passo più lungo della gamba e si vede; non partecipa tanto per vincere bensì per fare plusvalenze ed eventualmente lo stadio. Gli rimprovero di non essere tifoso, ma presidenti tifosi di questi tempi sono una rarità.

Un’immagine storica d’archivio: Dino Viola con un giovanissimo Francesco Totti

Infatti l’insediamento di questi presidenti stranieri come per il Milan e l’Inter, come lo consideri?

L’Inter è destinata a fare molto meglio del nostro presidente della Roma. L’Inter ha dei professionisti di calcio come Marotta, che la Roma sicuramente non ha perchè non considero nè Baldissoni nè Fienga all’altezza di Marotta. Comunque il fatto che ci sia il figlio a far da presidente dell’Inter significa che la proprietà vuol fare le cose su serio. Il Milan ha un fondo, un fondo non può portarla avanti per tanto tempo però ha rinforzato sicuramente la squadra. La Roma per competere con le ritrovate Milan e Inter deve necessariamente fare di più di ciò che sta già facendo.

Un pensiero sullo stadio? 

Lo stadio è il sogno di mio padre di trent’anni fa; ci ha provato con tutti i sindaci con cui si è trovato negli 11 anni di presidenza. Ha sempre detto che con il sindaco Petroselli sarebbe riuscito a fare lo stadio quindi in famiglia si è sempre respirata l’idea di avere uno stadio di proprietà della Roma, farlo vivere 365 giorni l’anno e avere ulteriori introiti. Se lo stadio ci sarà, deve essere di proprietà della Roma; se fosse di proprietà di una società americana collegata, non avrebbe più significato e valore. Lo stadio di mio padre era più semplice perchè non prevedeva la costruzione di un intero quartiere. Era più finalizzato al futuro della Roma. Tor di Valle non la ritengo una delle soluzioni migliori per costruire lo stadio della Roma per problemi di viabilità, soprattutto con il Tevere vicino.

Parliamo un po’ della Roma come squadra, come valuti l’andamento attuale tra campionato e Coppa?

La Roma deve obbligatoriamente arrivare quarta o terza, perchè se non dovesse godere degli introiti della qualificazione, probabilmente dovrebbe fare un ulteriore sacrificio con la vendita di qualche giocatore. Mi auguro superi il turno contro il Porto e che trovi una squadra abbordabile e superare il turno, ci vuole anche un po’ di fortuna nei sorteggi. La Roma ci ha abituato a partite piuttosto complicate, non so nel proseguo quale possa essere il rendimento della squadra.

La Roma si appresta a giocare il tanto atteso derby. Che sensazioni hai?  

Nel periodo di mio padre il derby non l’abbiamo molto avvertito perchè la Lazio non sempre c’era. Negli undici anni di presidenza, ne abbiamo giocato solo uno ma eravamo giustificati dal fatto che lo stadio Olimpico era mezzo disastrato e non c’era la Curva Sud quindi è stato un derby del tutto particolare.
Penso che se la Roma giochi come sa giocare, possa tranquillamente farcela. La Lazio comunque si gioca molto di più di quanto possa giocarsi la Roma. Ci vorrà un po’ di fortuna iniziale per poi portarla in fondo. Nel derby la partita sarà nervosa e fortuna in alcuni casi aiuta. Mi auguro  ovviamente la vittoria della Roma e non dei cugini laziali.

Raffaella De Macina