Una magnifica realtà. La Croazia, arrivata al Mondiale di Russia con l’etichetta di ‘squadra ostica’ che doveva dare del filo da torcere alla favorita Argentina, è andata ampiamente sopra le previsioni strapazzando letteralmente l’Albiceleste che esce annichilita dal confronto e con in tasca speranze di qualificazione ridotte a un lumicino.

Già dalla partita contro i Nigeriani la Nazionale a Scacchi aveva mostrato compattezza e solidità: una squadra che riassume qualità distribuita in tutti i reparti, su tutti il centrocampo che soprattutto stasera ha fatto la differenza dal primo all’ ultimo minuto. Durante il primo tempo – abbastanza asettico –  le due formazioni si sono osservate e studiate, ma dopo la prima mezz’ora era già chiaro che l’ Argentina a metà campo avrebbe avuto sempre e comunque la peggio. Malgrado la superiorità numerica del centrocampo albiceleste:  quando si dice che la quantità non vale la qualità.

All’inizio della ripresa la rimessa goffa di Caballero trova prontamente Rebic a insaccare: a quel punto l’Argentina entra nel panico più totale e sale in cattedra la Croazia. I biancorossi imbrigliano alla perfezione ogni velleità – debole, a essere sinceri – dei sudamericani di costruire azioni da gol, mentre  si spingono di più in avanti con la forza della loro linea mediana. Sampaoli confonde giocatori e moduli mentre i croati si muovono ordinati attraverso le direttive del piccolo gigante Modric: e proprio lui, capitano esperto e guida sicura della sua nave, con un destro incredibile accende il lampo del suo genio e sigla il raddoppio per la sua Nazionale.

E mentre l’instancabile Mandzukic mostra più volte i denti a Meza per avvertirlo che con lui non si scherza, nei minuti finali la Croazia si rende più volte pericolosa fino a quando al 91′ Ivan Rakitic, altro illuminato della terra di mezzo, mette il sigillo del trionfo.

L’impressione che ci ha lasciato questa Croazia è che può arrivare assai lontana in questo Campionato del Mondo. Non è da tutti schierare a centrocampo Modric e Rakitic, gli uomini faro del Real e del Barcellona: qualcosa dovrà pur contare. Due giocatori che insieme hanno vinto più trofei che un’intero club in una vita, l’uno – Modric – nel suo ruolo assolutamente il migliore in circolazione, l’altro – Rakitic –  cresciuto esponenzialmente al Barcellona; col notevole vantaggio di essere estremamente compatibili e intercambiabili tra loro.

In Croazia si può cominciare a pensare agli ottavi: e a sognare di eguagliare, o addirittura migliorare, il terzo posto del 1998.

Daniela Russo