Belgio e Germania fuori dalla Coppa del Mondo 2022 ai gironi.Uno spogliatoio spaccato e una squadra senza sintonia: ecco come nasce il fallimento delle big.

Tra scandali, malelingue e conclamate ingiustizie la verità è soltanto una: Germania e Belgio, tra i nomi più caldi dei Mondiali in Qatar, hanno fallito.

Squadre del loro calibro, regine del ranking, con giocatori di altissimo livello, non possono permettersi simili scivoloni in una Coppa del Mondo.

L’eliminazione alla fase ai gironi, catastrofica in entrambi i casi, nasce però da due matrici diverse.

Il Belgio di Martínez viene soprannominato la “Golden Generation” da troppo tempo ormai per risultare credibile.

Adesso la generazione d’oro appartiene a terre diverse e per il secondo Mondiale di fila (senza contare gli Europei) il Belgio ha deluso clamorosamente le aspettative.

Il talento individuale non è mai mancato, da De Bruyne ad Hazard, da Lukaku a Courtois, il Belgio vanta pezzi da novanta. Eppure, quando sono tutti insieme in mezzo al campo, questi campioni non riescono ad incidere, segnano poco.

Poche idee per un team di fantasisti, sembra utopia.

Ma dietro al fallimento belga si cela qualcosa di più profondo e più difficile da risanare rispetto ad uno schema di gioco errato.

Come si ricuce uno spogliatoio spaccato dall’interno?

Tra i giocatori del Belgio non sembra esserci stima e rispetto reciproco. È stato chiaro dal momento in cui De Bruyne ha dichiarato alla stampa che il suo Belgio aveva zero possibilità di vincere questi Mondiali, con una rosa ormai troppo vecchia rispetto alle altre nazionali. I compagni, primo fra tutto Vertonghen, non hanno preso affatto bene le parole del giocatore del Manchester City.

Ed ecco che nasce quel meccanismo malato di fazioni, schieramenti, risse sfiorate ed interviste velenose.

Il Belgio non ha mai navigato in acque tranquille, basti pensare allo storico litigio tra De Bruyne e Courtois, a suo tempo beccato a letto con la fidanzata del centrocampista.

Impossibile sperare in un successo di una squadra che ormai non può nemmeno essere definita tale.

Situazione diametralmente opposta in casa dei tedeschi.

Nella Germania lo spogliatoio è solido, metà dei giocatori fanno parte della rosa del Bayern Monaco e sono abituati a giocare insieme tutto l’anno.

Se il capitano Manuel Neuer non può indossare la fascia arcobaleno allora il gesto di protesta arriva da tutta la squadra.

Stavolta è la macchina calcistica che non ha funzionato.

Prima l’assenza di un leader sembrava il punto forte della Germania, che così aveva trionfato in Brasile. Adesso in mezzo al campo i tedeschi sono abbandonati a se stessi.

Difesa non pervenuta, mancano nomi di spessore e il puro talento, la vecchia guardia forse è davvero troppo vecchia; c’è chi si chiede se sia stata l’ultima Coppa del Mondo di Neuer e Müller.

Flick non è riuscito ad imprimere un gioco efficace ed identificativo a questa Germania, che avrà il suo tempo per leccarsi le ferite e capire come poter funzionare come un team.

Si attende una nuova generazione di tedeschi in grado di seguire Musiala e Havertz nella prossima marcia teutonica.

 

Federica Vitali