L’Argentina è quel paese così lontano, geograficamente, da noi che, però, ancora una volta, sembra stregarci. È ancora udibile e chiara, la voce dei milioni di tifosi argentini che nei minuti successivi al fischio finale  si sono riversati nelle vie della loro città principale: Buenos Aires. 

Un mare albiceleste, che ha potuto festeggiare la conquista della tercera, dopo le vittorie nel 1978 e nel 1986.

Una vittoria arrivata, quasi sullo scadere del suo tempo in Nazionale, per l’uomo simbolo della squadra, Lionel Messi.

All’interno di questo gruppo c’è un giocatore, non propriamente noto, ma che fin da subito, ha dimostrato di avere qualità per poterne essere il perno portante. Stiamo parlando di Alexis Mac Allister. 

Sebbene il suo cognome porti in inganno è nato il 24 dicembre del 1998, a Santa Rosa, nella provincia de la Pampa.

A leggere di nuovo il suo nome, però, non ci sono dubbi. Il lato paterno, infatti, proviene dall’Irlanda.

Tuttavia, ha anche origini italiane, visto che la nonna materna nacque in un paesino del Molise.

Il nome, e i capelli rossicci, lo rendono il meno tipico degli argentini, ma come la storia insegna non c’è un “tipo” di argentino. È proprio questa la loro caratteristica, l’essere multiculturali ma allo stesso tempo sentirsi orgogliosamente argentinos. 

Per Alexis, però, oltre ad essere un sogno giocare con l’albiceleste, sembra essere stato un proseguimento del sogno, mai coronato da suo padre: Carlos Javier Mac Allister.

Giocatore, famoso in patria per aver indossato la maglia del Boca Juniors, sebbene avesse giocato la partita per la qualificazione al mondiale “americano” del 1994, non venne mai convocato. 

Di padre in figlio. O meglio, in figli, in quanto Alexis ha altri due fratelli maggiori, Kevin e Francis, che giocano rispettivamente nell’Argentinos Juniors e nel Rosario Central. 

Anche la storia di Alexis è legata all’Argentinos Juniors, squadra di Buenos Aires, dove giocarono anche Fernando Redondo o di un certo Maradona. 

Dopo aver passato le giovanili nella squadra della capitale, nell’estate del 2019 arriva al Boca con cui esordisce segnando un goal agli ottavi di Copa Libertadores.

Dall’Argentina arriva la chiamata dall’Europa, dove è il Brighton ad acquistarlo nel gennaio del 2020, con un contratto fino al 2025. 

La prima parte della stagione è iniziata con 14 presenze e 5 goal, sotto la guida tecnica dell’italiano Roberto de Zerbi, che dice di lui:

“Siamo orgogliosi, credo sia stato uno dei migliori della competizione. Il suo stile di gioco era chiaro, non ha commesso errori, capiva prima le giocate. Ci siamo scritti, domenica mi sono congratulato e sono molto contento per lui.” 

Eppure la sua partecipazione non era del tutto certa, ma l’infortunio di Giovanni Lo Celso gli ha riaperto le porte per entrare nei convocati di Scaloni, in un Argentina, non partita con il piede giusto, con la vittoria dell’Arabia Saudita. 

Dopo il primo passo falso, Scaloni, conscio delle sue qualità da centrocampista, che porta equilibrio, stabilità e ottimi innesti nel momento del bisogno, l’ha schierato sempre, quasi come fosse il suo talismano magico.

Morale? L’Argentina ha sempre vinto.

Inoltre, nella partita contro la Polonia, nella fase a gironi, ha segnato un gran goal, sul secondo palo, che ha dimostrato quando l’intuizione di Scaloni, fosse giusta a discapito della sua giovane età. 

Ora, smaltita l’euforia mondiale, Mac Allister non ha alcuna fretta di dire addio al Brighton.

Senza dubbio, la squadra inglese non intende vendere il suo pupillo, il cui cartellino si aggira ora sui 35 milioni ad un prezzo inferiore. Già sono presenti le sirene delle grandi squadre, come il Chelsea, o il Liverpool. 

Un futuro promettente, quello del giocatore dalle origini italiane, il nome irlandese e la terza stella argentina, cucita sul petto.