Il 14 febbraio del 1979 la storia del calcio fu segnata da una donna.

Maria Grazia Pinna passò alla storia per essere stata la prima donna arbitro d’Italia.

maria grazia pinna
immagine fonte: UISP

Trentacinque anni, cagliaritana, si era trasferita dal 1962 in Toscana per seguire il marito, un pasticciere, scomparso prematuramente lasciandola vedova con due figli.

Precedentemente era stata commessa della Rinascente di Cagliari ma decide di partecipare a un corso di formazione per arbitri di calcio, promosso dall’Uisp Firenze, generando non poco stupore.

Ammessa al corso, dopo tre mesi di frequenza è promossa e ottiene la licenza per poter arbitrare partite di calcio.

L’esperienza della prima donna arbitro di calcio generò scalpore.

Si giocava sul campo del Barco (periferia ovest di Firenze), si confrontavano Colonnata e Fiorenza ma per l’evento accorsero giornalisti nazionali e locali.

Il giorno dopo qualcuno titolava: “Signora arbitro, ricorda com’è finita la partita? Uno a uno, mi pare.” (invece il risultato era 3-0) e una lunga serie di articoli in cui non si perse occasione per rimarcare i limiti, l’incapacità ad arbitrare una partita di calcio da parte di una donna.

Incurante delle critiche, Maria Grazia proseguirà ad arbitrare “attaccando il fischietto al chiodo” oltre i cinquant’anni.

In quegli anni arbitravano solo uomini ma Maria Grazia si distinse per la grande passione, per le capacità atletiche e tecniche ma soprattutto per il coraggio nel superare i pregiudizi e la cultura maschilista che, come registriamo, è ancora troppo diffusa.