A pochi giorni dall’incontro tra Roma-Napoli all’Olimpico, Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, ricorda l’esperienza di suo figlio, tifoso napoletano, ferito il tre maggio 2014, e poi morto, 53 giorni dopo, in seguito ad un colpo d’arma da fuoco, in occasione della finale di coppa Italia tra Napoli-Fiorentina, proprio nella capitale.

“Mi auguro che la morte di mio figlio non sia stata vana. Mi auguro sia un simbolo. Vorrei che la morte di Ciro unisse Napoli, il calcio, e lo Sport. Ciro vive nel cuore di chi lo ama”. Questa le parole della signora Leardi, la quale,  in memoria del figlio,  ha scritto un libro “Ciro vive”, in collaborazione con la giornalista Vittoriana Abate. Il testo è stato presentato proprio alla vigilia della partita tra azzurri e giallorossi. Match che desta non poche preoccupazioni. E proprio per l’occasione, il Presidente del Coni, Malagò ha espresso il suo augurio: ”Dopo quanto accaduto in passato, dopo la presentazione del libro, considerando che il giorno dopo sarà Pasqua, la partita Roma-Napoli dovrà essere una festa dello sport.”
Da parte sua il sindaco di Napoli De Magistris, intervenuto in collegamento, ha sostenuto che continuerà a fare pressione fino a quando non sarà fatta luce sulla vicenda, ribadendo che la responsabilità va cercata non solo tra tifosi e ultras ma anche tra chi doveva garantire la sicurezza e l’ordine pubblico.
Intanto sabato non ci saranno i tifosi azzurri allo stadio, e proprio mamma Antonella dichiara: ”Mio figlio era entusiasta quando andava allo stadio. Era effervescente. Mi dispiace che non ci saranno i tifosi napoletani sugli spalti. Per i tifosi sani non per le persone represse. Il calcio è un gioco, bisogna vivere e non morire per lo sport.”
E come nei più importanti copioni, anche in questa storia non manca “il cattivo”: qualche giorno fa Emmanuela Florino, figlia del senatore (MSI) ha additato l’operato della madre di Ciro pubblicando su facebook il suo pensiero sul comportamento della signora Leardi:”Con tutto il rispetto per la morte di Ciro…sono queste le cose che mi fanno venire il voltastomaco. Un libro per lucrare sulla morte del figlio. Indefinibile. Che gente.”
Con tutto il rispetto per i pareri e i pensieri altrui, con tutto il rispetto per le scelte che non condividiamo, con tutto il rispetto per la libertà di parola, d’opinione, d’azione e di pensiero, noi prendiamo nettamente le distanze da chi giudica il dolore di una donna che non ha mai gridato vendetta, ma solo comprensione e perdono…
Verrà, alla fine il tempo in cui saremo tutti “definiti e intanto continuiamo a stringerci intorno alla famiglia Esposito e ci auguriamo che il calcio di domani diventi un momento d’esempio per chi nello sport vede ancora qualcosa che in realtà non c’è.

Rosa Di Filippo