Pietro Anastasi ha rappresentato un’epoca.

Erano gli anni Settanta,  c’era la Fiat che accoglieva l’immigrazione dal Sud piena di speranza in un futuro migliore. Mentre nelle fabbriche nascevano i primi movimenti sovversivi, si aspettava la domenica con trepidazione per poter assaporare il giorno di libertà dopo tanto lavoro, andando a vedere la Juventus.

Tutto questo a Torino, dove i giocatori si potevano incontrare amichevolmente in città.

Erano altri tempi, erano uomini diversi.

Pietro è stato un’icona, un simbolo, l’immagine del ragazzo del Sud che ce l’ha fatta.

Lui, siciliano di Catania nato in una famiglia operaia, bello e dal sorriso diretto, aperto e simpatico: ha conquistato da subito gli juventini, condividendo successi per 8 lunghi anni alla corte della Signora.

Il suo esordio nel mondo del calcio inizia nel 1964: aveva appena 16 anni e militava nella Massiminiana ancora all’ombra dell’Etna,  già amava la Juventus.

Il suo idolo era John Charles che era riuscito ad incontrare e a farsi fotografare con lui allo Stadio Cibali, una foto che gli portò fortuna: da lì a poco, dalla serie B andò in serie A nel Varese e proprio contro la sua squadra del cuore, la Juventus, segnò una tripletta, che conquistò l’avvocato Agnelli, il quale riuscì a strapparlo all’Inter per 650 milioni di lire una cifra enorme per quei tempi.

Per Pietro fu l’apoteosi, era al settimo cielo, giocare nella squadra di cui era stato sempre tifoso.

E cominciò così la sua avventura bianconera durata 8 anni, sempre in crescendo: fu Capitano e uomo immagine, i giovani, soprattutto del Sud, si identificavano in lui.

Con Roberto Bettega formavano la coppia immagine perfetta: da una parte Pietro, solare, comunicativo ed estroverso, dall’altra Roberto, algido, riservato a tratti irraggiungibile, ma insieme era la coppia in attacco più forte della Serie A.

Purtroppo come tutti i sogni arriva ad un certo punto che muoiono all’alba.

Era il 1978, un dispiacere immenso lo colpì: per lui che avrebbe voluto finire la carriera con la sua amata Juve dovette sopportare un “clamoroso” scambio con Boninsegna, quindi giocare all’Inter, club che non sentì mai come di sua appartenenza. Passò successivamente all’Ascoli e alla fine al Lugano e nel 1982 si ritirò dal calcio giocato.

Pietro Anastasi perde la sua battaglia contro un famigerato male, la SLA, andandosene in punta di piedi, in un 17 gennaio qualunque: ci ha detto ciao per sempre.

Anastasi rappresentava ancora lo scampolo di un’era di cui ora non c’è più traccia, il centravanti juventino ha avuto la fortuna di vivere un epoca d’oro dove gli ideali e l’affezione nei confronti della maglia e dei tifosi contavano qualcosa.

Vogliamo ricordarlo con il suo sorriso, aperto e solare fatto di spontaneità e immediatezza.

Pietro, troppo presto ci hai lasciati: ovunque tu sia corri e segna tanti gol.

 

 

Cinzia Fresia