Inter-Sassuolo si giocherà stasera alle 20.45 a San Siro ma ad esultare, in caso di reti, saranno solo giocatori e addetti ai lavori perché  il Meazza sarà quasi totalmente vuoto. A rendere il tutto meno triste di quell’Inter-Benevento di Coppa Italia, quei 11.000 bambini al quale, eccezionalmente, è stato concesso di entrare allo stadio per assistere al match. 

Ma forse non sarà abbastanza, l’innocenza di quei bambini sugli spalti della scala del calcio non sarà sufficiente a cancellare quanto di brutto è stato fatto quella notte di Santo Stefano durante la quale, l’accanimento nei confronti di Kalidou Koulibaly ha rasentato l’indecenza. 

Ma l’Inter non ci sta, non c’è stata dall’inizio e già all’indomani dalla partita la società aveva, con un comunicato, ricordato quanto l’Inter fosse una squadra che promuove i valori di fratellanza e uguaglianza sin dalle sue origini. E chi sa se tutti quelli che quel 26 dicembre intonavano i ‘BUU’ contro il 26 partenopeo si ricordavano quella famosa frase ‘Ci chiameremo F.C. Internazionale perché noi siamo fratelli del Mondo’ o delle ragioni che spinsero alcuni a prendere le distanze dalla società AC Milan e fondare l’F.C. Internazionale proprio perché la società rossonera non aveva più intenzione di tesserare ‘gli stranieri’. 

Forse no. Quasi sicuramente no. E l’Inter glielo ricorda ribadendo i più atavici dei valori dell’Inter. 

In relazione ai fatti accaduti durante la partita Inter-Napoli di ieri e alla conseguente decisione assunta dal giudice sportivo della Lega Nazionale di Serie A, il Club ribadisce che dal 9 marzo del 1908 Inter significa integrazione, accoglienza e futuro.

La storia di Milano è fatta di questo, di inclusione e di rispetto.

Assieme alla nostra città noi lottiamo da sempre per un futuro senza discriminazioni. Ci impegniamo nel territorio facendoci portavoce di questi valori che sono da sempre un vanto per il nostro Club.

L’Inter è presente in 29 paesi del mondo, dalla Cambogia alla Colombia, dove oltre diecimila bambini sono coinvolti nel progetto Inter Campus, che ha l’obiettivo di restituire loro il diritto al gioco in contesti delicati, attività la cui importanza è stata riconosciuta anche dall’ONU.

Da quando una notte di 110 anni fa i nostri fondatori hanno messo la firma su quello che sarebbe stato il nostro percorso, noi abbiamo detto no ad ogni forma di discriminazione.

Per questo ci sentiamo in dovere oggi, una volta di più, di affermare che chi non dovesse comprendere e accettare la nostra storia, questa storia, non è uno di noi.

Ma non è finita lì, perché se è vero che sono i dettagli che fanno la differenza, la società di Vittorio Emanuele aggiunge un dettaglio che fa la differenza. Nella giornata di oggi, alla vigilia di Inter-Sassuolo, sui vari canali ufficiali l’Inter lancia una nuova campagna e dai BUU contro Koulibaly (che poi, a dirla tutta non è proprio un caso così isolato tantomeno unico – al contrario di quanto i giudici sportivi vogliano far credere), per la legge del contrappasso, ai BUU di Brothers Universally United. 

“Un cambio di segno da negativo a positivo. È questo che vogliamo ottenere con la campagna BUU, write it, don’t say it. L’unico modo per coinvolgere tutti è puntare direttamente al problema, schierandosi in modo forte e diretto. I nostri tifosi sono speciali e meritano un calcio che sia portatore di valori positivi e inclusivi. Questa campagna vuole essere uno strumento concreto contro ogni forma di discriminazione e ribadisce con forza i valori nei quali l’Inter si identifica da quasi centoundici anni”.

Così Steven Zhang, neo-presidente dell’Inter spiega la campagna. 

Come lui, tanti altri nerazzurri, dal capitano Mauro Icardi, all’ex capitano Javier Zanetti, passando per i giocatori, di ieri e di oggi, per supportare ancora una volta una storia che con cattiveria e odio ha veramente poco a che fare.

Inter-BUU-Brothers Universally Inited

Per l’occasione l’Inter scenderà in campo con una maglia particolare, arricchita di una patch creata per l’occasione.  

 

Egle Patanè