Fabio Quagliarella, capitano della Sampdoria, ha colorato vent’anni di calcio italiano, in un lungo viaggio, iniziato esattamente 23 anni fa.

 

Era il 14 maggio del 2000. Il campionato era ormai concluso, vinto in rimonta dalla Lazio, proprio in quell’ultima partita che tolse lo scudetto alla Juventus. 

I risultati decisivi, per le retrocessioni, erano ormai consolidati, con la retrocessione nella stagione 2000/2001 per quattro squadre: Piacenza, Cagliari, Vicenza e Torino. 

Prima di chiudere il sipario, però, in quell’ultima giornata, scese in campo, un giovanissimo, di appena 17 anni, giocatore delle giovanili: Fabio Quagliarella. 

E ora a 40 anni, compiuti a gennaio, si prepara a salutare la Serie A, nell’ultima partita della Sampdoria in A. E dove, se non a Napoli, che dista appena 24 km dalla sua Castellamare di Stabia? 

“Il destino vuole che la mia ultima partita in Serie A sia al Maradona. Credo sia la chiusura perfetta. A casa, davanti ai miei tifosi, e credo sarà un’altra giornata ricca di emozioni” .

Ha così espresso ai microfoni di Sky Sport in merito proprio all’ultima partita di campionato, in programma il 4 giugno. Un’ultima sfida tra passato, quello azzurro, e presente, con i blucerchiati, e chissà anche futuro. 

Già, perché complici vari fattori, tra cui il cambio di società, non è certa la sua presenza tra le file della Sampdoria nel prossimo campionato di Serie B. Cosa che lui non vorrebbe affatto, come ha già infatti espresso ai microfoni di Dazn al termine del match casalingo contro il Sassuolo (2-2):  

Io mi sento ancora di poter dare una mano a questa società, vorrei riportarla dove l’ho lasciata questa sera. Ho questo obiettivo, se la società nuova vorrà potrà contare su di me. Voglio riportare questa piazza dove merita, non merita la B: era giusto e doveroso salutarli, il mio contratto scadrà, ma spero con tutto il cuore di essere qui tra un mese e ripartire. È stata un’annata disastrosa sotto tutti i punti di vista, gli unici che hanno vinto, sono questi tifosi, per tutto il campionato ci hanno incitato, così non li avevo mai visti.

Una tifoseria che nell’ultima partita non ha mai, di certo, messo in dubbio la sua professionalità. Cosa che ha dimostrato poi al termine della sua partita, pronto a lasciare per l’ultima volta il campo del “Marassi”. 

All’88 minuto, ha lasciato il posto a Sam Lammers, in uno stadio che per ben due minuti ha lasciato spazio a ringraziamenti, applausi e ovazioni per il 27. E tante, tante lacrime. 

Lacrime di commozione, per una persona che può avere l’onore di uscire a testa alta da uno dei momenti peggiori della storia del club. 

 

Le emozioni sono indescrivibili, li ho salutati perché sicuramente questa è l’ultima in Serie A davanti al mio pubblico, era giusto salutarli. 

Una scena toccante, il degno pre-finale per un giocatore che ha attraversato vent’anni del nuovo millennio. Un giocatore che non ha mai nascosto il suo altruismo, dentro e fuori dal campo, facendosi trovare pronto in ogni occasione e spendendosi, intensamente, in ogni capitolo della sua carriera.  

Fin dagli inizi, nelle giovanili del Torino per poi passare prima alla viola e poi al Chieti, per poi ritornare per un breve al Torino, e poi di nuovo, ad Ascoli e alla Sampdoria, stagione 2006/07.

Poi fino al 2009 all’Udinese dove metterà a segno 25 gol, arrivando ai quarti di finale, segnando una doppietta.

Poi la breve stagione a casa, nel Napoli, dove in 34 presenze, mette a segno 11 gol.

Certo, il periodo napoletano non può rientrare tra i suoi periodi più sereni, dopo le false lettere diffamatorie, ma di certo la sua è una di quelle storie che Venditti avrebbe brevemente descritto come: Certi amori non finiscono mai. 

Già, perché in un primo momento, dopo la cessione alla Juventus fu definito un “traditore”, per poi ricevere l’applauso del Maradona, che lo riabbracciò.  

Il quadriennio bianconero è sicuramente quello più titolato: tre scudetti consecutivi e due edizioni della Supercoppa italiana (2012 e 2013). Poi il ritorno nel Torino dal 2014 al 2016, e la vittoria di un derby (2-1 il 26 aprile 2015), che mancava da quasi vent’anni. 

E infine, il ritorno a Genova, nella sua Sampdoria, sempre pronto, deciso e tenace, come c’è d’aspettarsi da un capitano: 241 presenze e 89 gol.

E per parlare di record: il 19 febbraio 2022, con una doppietta nel match vinto per 2-0 dalla Sampdoria contro l’Empoli, raggiunge i 100 gol in Serie A con la Sampdoria, diventando l’ottavo giocatore della storia del campionato italiano a segnare per 18 anni di fila. 

Il 5 marzo 2023, contro la Salernitana, ha raggiunto 550 presenze in Serie A, diventando il quinto giocatore di movimento con più presenze nel campionato italiano. 

E il degno finale per Fabio Quagliarella è proprio giocare l’ultima partita a Napoli, per prendersi finalmente e ancora una volta gli applausi della sua gente, e come lui stesso ha dichiarato:  

Il destino vuole che la mia ultima partita in Serie A sia al Maradona. Credo sia la chiusura perfetta. A casa, davanti ai miei tifosi, e credo sarà un’altra giornata ricca di emozioni.

 

Rosaria Picale