Prima o poi un napoletano ritorna sempre a casa. Fabio Cannavaro, nonostante la fama internazionale, il Pallone d’oro, una carriera ricca di successi ed esperienze in giro per il mondo, prima o poi tornerà nella sua Napoli perché, come ha ammesso in un’intervista, il suo sogno è, un giorno, allenare la squadra partenopea. Squadra della sua città, ma anche maglia con la quale ha iniziato la sua lunga carriera. Era il 1993 e Fabio era appena un diciannovenne ancora ignaro di ciò che gli avrebbe riservato il futuro.

Forse, come ogni giovane calciatore, sognava di indossare la maglia della Nazionale e con un pizzico di ambizione di vincere un mondiale. Per fortuna capita che i sogni si avverano: così Fabio Cannavaro esordì in Nazionale nel 1997, convocazione dopo convocazione ne divenne capitano e leader fino a diventare campione del mondo nel 2006 avendo l’onore, come capitano, di ricevere e levare al cielo la Coppa, fino a raggiungere, proprio nella partita della finale, le 100 presenze, fino a vincere il Pallone d’Oro. Non solo, quindi, l’azzurro Napoli nella vita di Cannavaro ma anche un legame speciale con l’azzurro Italia, altra squadra che, come confessa lo stesso difensore, vorrebbe allenare.

Ma prima di poter sedere sulla panchina della sua piazza o su quella della Nazionale, con la stessa ambizione e spensieratezza del giovane calciatore, è consapevole che deve lavorare tanto e in questo caso anche studiare “Nel frattempo mi aggiorno: andrò in Inghilterra e magari anche a vedere Sarri, Ventura e Allegri. Al di là dello studio, però, credo che un allenatore debba avere soprattutto conoscenza di calcio: se non sai cosa dire ai giocatori non vai da nessuna parte. Allenare mi piace più di quanto pensassi“.

Cannavaro ha alle spalle uno straordinario passato da calciatore e ora aspira al massimo anche come allenatore, perché, come afferma egli stesso “bisogna sempre sognare e pensare in grande“: sarà questo il segreto del suo successo?

Caterina Autiero