Dusan Vlahovic è passato dall’essere “uno degli attaccanti” di Iachini alla titolarità con Prandelli. Scelta che è sicuramente azzeccata, visti i risultati.

Premiato di nuovo come MVP del mese dalla Fiorentina, Dusan sembra aver finalmente colmato il vuoto offensivo lasciato da Federico Chiesa.

Dopo un inizio di stagione non esaltante, Vlahovic ha trovato la sua dimensione nella Fiorentina di Prandelli, entrando nella classifica dei primi tre giocatori nati nel 2000 ad aver segnato più gol nella stagione in corso (8 le reti segnate fino a qui), oltre ad essere il miglior marcatore della viola.

Nella formazione tipo di Iachini, Vlahovic ha faticato a trovare il suo spazio, essendo alternato spesso e volentieri a Kouamè e Cutrone, senza mai trovare continuità. L’arrivo di Prandelli e la fiducia che il tecnico ha riposto in lui, lo ha reso in poco tempo un perno fondamentale nell’undici viola.

Proprio la fiducia che gli ha concesso il mister lo ha portato a diventare leader e trascinatore di una squadra che – ad oggi – fatica ancora a trovare la sua identità.

Vlahovic ha acquistato sicurezza, si è messo a disposizione e fa del suo meglio per portare la squadra alla vittoria. Solo nelle ultime 11 partite ha trovato il gol ben 7 volte, senza contare le azioni di cui si è reso protagonista.

Seppur ancora giovanissimo, dopo l’exploit di questa prima parte di campionato, è già molto forte l’interesse di altre società e la Fiorentina sta facendo il possibile per blindare il suo attaccante ed evitare quanto successo con Federico Chiesa, poi approdato alla Juventus.

Ed è proprio di Chiesa l’eredità che Dusan Vlahovic si è trovato a raccogliere, in una squadra orfana del suo miglior giocatore. Lo ha fatto ed è riuscito a non far rimpiangere il suo predecessore, sempre con la consapevolezza che il cammino è lungo e la salvezza è ancora matematicamente lontana.

Micaela Monterosso