Dalla sua introduzione si è tanto dibattuto sul suo utilizzo ma anche sulla sua sessualità: chiariamo perchè VAR è maschile

Ebbene, ci avevano illuso che, finalmente, nel mondo del calcio ci sarebbe stata una ‘femmina‘ a supportare un uomo nel prendere la decisione finale. Gli auspici erano dei migliori: limitare gli errori (correggendoli), non lasciarsi sfuggire nulla e cercare di placare le polemiche garantendo trasparenza. In pratica, per l’uomo (arbitro) un aiuto a fugare dubbi e essere ‘giusto’ …chi meglio di una ‘femmina’?

Nulla di tutto ciò perchè, in primo luogo, l’assistente tanto decantato non è femmina bensì maschio, poi, perchè le polemiche continuano, gli errori arbitrali pure: ogni domenica si susseguono episodi che alimentano discussioni e critiche.

Dalla sua introduzione si è tanto dibattuto sul suo utilizzo ma anche sulla sua sessualità.

Marco Biffi, linguista esperto di anglismi e responsabile Internet dell’Accademia della Crusca spiega: «Var è l’acronimo di Video Assistant Referee e sicuramente è più corretto il maschile. La traduzione in italiano sarebbe assistente video dell’arbitro. Le sigle prendono il genere  dal nome principale che ne esplicita il significato, in questo caso assistant, assistente. Nella lingua italiana poi quando le parole vengono dall’inglese, a meno che non ci sia qualcosa di specifico che riporti al femminile, hanno sempre il maschile, perché  assolve la funzione del neutro.  In  Var, inoltre, ci sono tutti sostantivi che italiano hanno un corrispettivo maschile».

In pratica, Var non è altro che il video assistente arbitrale e il nome – il cui acronimo deriva da Video Assistant Referee – è riferito a colui che integra-aiuta le decisioni dell’arbitro avvalendosi dell’immagine video. Insomma, anche se fino ad ora  qualcuno l’ha declinata al femminile (“la Var”), è bene correggersi e appurare il suo reale genere: Var è maschile e vuole l’articolo “il”.

fonte fotografica Tuttosport

A fugare ogni dubbio è stato proprio il responsabile numero uno, ovvero il neo designatore Nicola Rizzoli, a spiegare chiaramente che si dice il Var e non la Var.

Un altro ‘maschio‘ in questo mondo  … sarà per questo che a  molti, come Simone Inzaghi, non piace? Il tecnico laziale è tra i più critici: oltre a recriminare per l’uso che spesso non è lineare e volto a limitare l’errore ne fa anche una questione di emozionalità: «Il mio bilancio è assolutamente negativo perché toglie le emozioni al calcio» disse… «non è femmina!» (aggiungiamo noi…)

…perchè, è bene ricordare che “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna” e invece, anche l’assistente arbitrale, VAR, è maschio.

Caterina Autiero