Le notti di Champions sono tornate e la Roma si appresta a vivere la sua prima stagionale a casa dei campioni in carica, il Real Madrid.
Il momento che la formazione capitolina sta affrontando in campionato non è certamente la migliore premessa per una sfida di questa rilevanza ma anche nei puzzle più complicati, quando sembra che nessun pezzo riesca più a combaciare con l’altro, basta un’intuizione giusta per completare la figura e renderla perfetta.

Non servono falsi entusiasmi o film mentali che riconducano all’impresa contro il Barcellona, ma non serve neppure utilizzare questo andamento altalenante come scusante per mettere le mani avanti, dando il risultato negativo già per scontato.
Se parti sconfitto hai già in partenza perso.
Allora che si fa?

La risposta l’ha data Dzeko in un post pubblicato sul proprio profilo Instagram:” Tutti uniti quando va bene, ma ancora di più quando va male”.
Parole semplici, capaci di lanciare un messaggio, quello che adesso serve alla Roma è l’ unità.

Unità nella volontà, nella professionalità, nel lavoro e nell’amore per quella maglia che sa pesare ma anche e, soprattutto, amare

L’ultima partita ufficiale in Champions che ha visto Roma e Real affrontarsi risale all’8 marzo 2016, quella della standing ovation del Bernabeu a Totti: gara di ritorno degli ottavi di finale terminata 2-0, stesso risultato della partita di andata.

Di situazioni, da quella giornata ne sono cambiate: all’epoca sulla panchina giallorossa sedeva Spalletti mentre alla guida dei blancos c’era Zidane e un fattore li accomunava: entrambi erano stati incaricati da poco dalle rispettive società per rimettere insieme i cocci di due vasi che perdevano acqua.

foto: Sport Face

Oggi altri due tecnici sono chiamati a preparare questa sfida: Di Francesco, che fino a prima dell’inizio di questo campionato era idolatrato per quanto fatto durante la scorsa edizione della  Champions e Lopetegui che, al contrario, fino al fischio d’inizio della Liga aveva tanto fatto discutere in Spagna per l’atteggiamento avuto nella trattativa che lo ha portato a Madrid mentre ancora era ct della  Roja.

immagine: mediagol

I risultati, però, hanno dato ragione a Florentino Perez e il Real ha totalizzato 3 vittorie ed un pareggio nelle prime quattro giornate.
Ecco un’altra differenza: la Roma, nelle medesime gare, ha collezionato 5 punti, di cui una vittoria, due pareggi ed un ko.

Un’altra somiglianza nella diversità accomuna le due squadre rispetto a due anni fa: niente più Szczesny tra i pali giallorossi e niente più irremovibilità per Navas nella porta madrilena.
In difesa al contrario, per spiegarla in termini matematici c’è una costante: Manolas sta a Ramos, nel 2016 come oggi.
Il centrocampo della Roma è stato rivoluzione, unica certezza resta Capitan De Rossi e perno del gioco degli spagnoli e sempre lui, Modric.

Durante quelle due partite, però, sul tabellino è sempre comparso un nome tra i marcatori blancos: Cristiano Ronaldo.
Questo, oggi, certamente non potrà accadere, ed è forse la maggiore differenza che può essere riscontrata nell’assetto del Real rispetto ad oggi, ma sarebbe un errore infantile ritenere che questo raffiguri fattore di indebolimento per una squadra che dei  campioni ne ha fatto un biglietto da visita.

Il Real Madrid ha vinto la Champions con Ronaldo, era una squadra di fuoriclasse e lo è, senza dubbio, anche senza.
Questo la Roma lo sa bene e ne è consapevole anche mister Di Francesco che per domani è pronto a richiedere uno sforzo difensivo maggiore a tutti, in vista del terzetto blancos d’attacco formato probabilmente da Bale, Benzema e Asensio.
Lo stesso richiederà in fase offensiva ai suoi, in primis a Edin, il quale potrebbe essere nuovamente affiancato da Under e El Shaarawy.

Non subire è importante, ma realizzare in trasferta può diventarlo a volte di più.

Oggi non sono ammessi cali di concentrazione,  la Roma deve tornare ad essere la Roma per tutta la durata del match, con la costanza che ha dimostrato di avere e per una sera, senza preoccuparsi di additare scelte di mercato sbagliate, è necessario tornare a giocare in dodici: tifosi e calciatori assieme.

Questa sera la Roma deve tornare ad essere Lupa, per rendere i blancos meno galacticos.

 

Chiara Vernini