Inter e il fattore B(arcellona): il mostro ‘ch’ogne parlar sarebbe poco’

B come il girone, B come Barca, B come Belzebù: il mostro infernale a tre teste che 'ch’ogne parlar sarebbe poco’

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La fase a gironi di questa UCL si era già configurata come un’impresa difficile da affrontare oltre che da superare e se dal pertugio tondo si riuscì a veder le stelle, per tornare a rimirarle, prima di approdare sulla spiaggia di mezzo che permette ‘d’alzar le vele che lasciano dietro a sé mar sé crudele’, è necessario e obbligatorio affrontare quel mostro ‘ch’ogne parlar sarebbe poco’: il fattore B.

B come il girone, B come Barca, B come Belzebù

Se c’era una squadra da voler evitare, quella era proprio il Barcellona, avversaria che potendo, chiunque eviterebbe e al cui cospetto sentirsi battuti per alcuni è sovvenuto inevitabile.
Ah si?

Inter-Barcellona-2010

Per forza di cose la memoria non può che riportare ai gironi di otto anni fa, in quella Champions di otto anni fa; quella volta in cui i nerazzurri coronarono quel sogno lungo 45 anni in quella Madrid in cui, ironia della sorte, si disputerà la finale di quest’anno alla quale questo Barcellona è più che una semplice candidata. I blaugrana, all’epoca battuti in semifinale proprio dall’Inter, non sollevano la coppa dalle grandi orecchie dalla notte di Berlino, ultima volta prima che l’Europa si tingesse solo di blancos. Le Champions successive, tre consecutive appannaggio del Club rivale per eccellenza, sono stati uno sgarro all’onore non da poco al quale dover sopperire per tornare a primeggiare anche in Europa oltre che in Liga.

Messi il grande assente

Un Barca che oggi sarà orfano del suo numero 10 e non più padre ma figlio dello stesso Capitano al quale Julio Cesar disse un no che in pochi hanno avuto l’arroganza di pronunciare; lo stesso mai andato via, con più tatuaggi e barba e nessun ciuffo scodinzolante sullo sguardo ingenuo e speranzoso che lo caratterizzava. Un Lionel Messi un po’ più cresciuto e con (giusto) 4 palloni d’oro in più, di cui uno vinto proprio nel 2010 quando fu primo di quella lista in cui non compariva neanche il 22 argentino che nella notte di Madrid all’Inter aveva consegnato ‘le stelle’.

E proprio Leo sarà il grande escluso della serata: l’argentino durante la partita di Liga contro il Siviglia, durante la quale si era reso partecipe alla rete dell’1-0 servendo l’assist a Coutinho e nel gol del 2-0, a qualche minuto dalla mezzora si scontra con Franco Vazquez e malgrado l’iniziale intenzione di restare in campo, è costretto ad uscire.

Al 10 blaugrana è diagnosticata la frattura del radio del braccio destro che lo terrà impossibilitato per almeno 3 settimane, è costretto a saltare la partita di stasera e di giorno 6 a San Siro valida per il ritorno. La società nerazzurra dopo aver appreso la notizia dell’infortunio ha commentato il tweet della società catalana augurando al capitano blaugrana una buona guarigione

E c’è chi, ironicamente sdrammatizza disperandosi quasi per la sua assenza – acqua santa su case sconsacrate -, un’assenza che toglierà infatti al Meazza il piacere di alzarsi in piedi ed applaudirlo in standing ovation, e perché no sperare nello stesso destino di Ronaldo dopo la standing ovation allo Stadium.

Un’Inter da riassestare

Ironia a parte, chi di spada ferisce di spada perisce e se qualcuno si è rammaricato per una standing ovation rubata c’è chi ancora più stupidamente ha gioito dell’infortunio della Pulce,  gioia prontamente zittita quando il giorno dopo, a mezzora dall’inizio della partita Nainggolan in uno scontro con Biglia ha avuto la peggio rimediando una distorsione alla caviglia.

Da un lato Messi, dall’altro Nainggo: non equiparabili su nessuna bilancia, l’infortunio del Ninja però peserà di certo su quella di Luciano Spalletti, attanagliato dal difficile compito di ristabilire un equilibrio ottimale dovendo, tra l’altro, rinunciare al suo pupillo in una partita dalla caratura così alta.

Nainggolan_Inter-Milan
Nainggolan, Inter-Milan 1-1
Foto: Eurosport

Senza Nainggolan, Spalletti dovrà riadattare la squadra: sostituirlo senza squilibrarla rispetto all’asset sedimentato nei mesi, per ciò Borja Valero prenderà il suo posto che, malgrado l’attitudine meno dinamica e pungente e di conseguenza meno incisiva nella ricerca della profondità nonché della porta rispetto al belga, potrà contare sulla facilità di palleggio. Alle sue spalle c’è il cavillo acciaccati da risolvere per la mediana e in attacco alle spalle di Mauro. Brozovic dopo il colpo subito domenica potrebbe far tentennare Spalletti nella scelta di rischiarlo, e spunta l’idea di un possibile change rispetto all’undici tradizionale. In conferenza il tecnico nerazzurro ha ricordato come Asamoah abbia tutte le caratteristiche oltre che l’esperienza, per poter essere schierato a centrocampo ma addirittura estrae dal cilindro il coniglio chiamato Skriniar.

Ciononostante difficilmente Spalletti varierà così tanto in un campo dove fare esperimenti converrebbe poco; sarà difficile e poco quotata l’assenza dei due, seppur affaticati, ma titolarissimi Brozovic e Vecino. Anche Perisic sembrerebbe a posto nonostante il brutto colpo e l’acciacco rimediato durante il derby ma anche il 44 nerazzurro sarà, come gli altri, valutato fino alle ultime ore prima del match, specie perché l’idea Keita che dia freschezza e brio potrebbe non del tutto essere esclusa, quanto a destra la possibilità di vedere Candreva in ballottaggio con Politano.

Un altro dubbio riguarda la linea difensiva che dovrebbe vedere titolare il brasiliano Joao Miranda, che quasi sicuramente prenderà il posto di Stefan De Vrij volutamente surclassato in vista della Lazio.

Il Barcellona senza Messi: spazio a Rafinha?

Sostituire la Pulce non è mai semplice, o meglio, sostituire Messi non è difficile ma impossibile. Per Valverde trovare un degno sostituto che faccia sentire non troppo la mancanza del 10 lì davanti è ‘complicado’, non vantando di certezze così solide da cancellare ogni tipo di timore. Al posto dell’argentino, il tecnico spagnolo potrebbe vantare la presenza del campione del mondo Dembelé che ha già dimostrato di poter chiudere il cerchio del tridente blaugrana con l’ex nerazzurro Coutinho e Suarez, diventato ieri papà per la terza volta.

Cou, vecchia conoscenza nerazzurra, questa sera farà rimpiangere più di altri giorni la leggerezza di mercato che lo ha riguardato ai tempi del trasferimento al Liverpool, ferita riaperta con il suo mega trasferimento in Spagna. Non soltanto il brasiliano: da ex ad ex, da brasiliano in brasiliano, la pedina che smuove il gioco potrebbe essere per Valverde l’ex nerazzurro, seppur per breve tempo, Rafinha Alcantara che l’Inter, di cui sembrava essersi innamorato, la conosce bene.

Rafinha, Udinese - Inter
Udinese Calcio v FC Internazionale – Serie A
Foto: Gabriele Maltinti/Getty Images

Il tecnico infatti, malgrado abbia dalla sua parte il fattore campo e la superiorità dei singoli, teme la squadra di Spalletti che come egli stesso dischiara durante la conferenza alla vigilia, è nel momento migliore della stagione. “Sono una squadra che non si arrende mai, riuscendo a vincere diverse partite negli ultimi minuti. Lo abbiamo visto domenica e soprattutto contro il Tottenham, quando era addirittura in svantaggio. Pressano alto e amano giocare nel campo avversario”.

Barcellona e Inter fin qui

Se Icardi ha portato l’Inter a splendere al derby come a Eindhoven, contro la Spal come contro il Tottenham, il Barcellona al contrario è tornato alla vittoria in campionato dopo più di un mese senza vittorie, tre pareggi e una sconfitta nelle ultime quattro partite. In UCL, in vetta insieme ai nerazzurri padroneggiano il girone con 6 punti ma con il doppio delle reti segnate rispetto ai rivali e un pari merito su quelle subite. Ma i padroni di casa sono imbattuti nelle ultime 13 partite casalinghe di Champions contro squadre italiane: 10 le vittorie e 3 pareggi nel parziale: l’ultima sconfitta al Camp Nou per mano di un’italiana risale a quella inflitta dalla Juventus per 1-2 nei quarti di finale della stagione 2002-2003.

25 delle ultime 27 partite in casa in UCL sono state vinte dai catalani che hanno segnato 85 gol e subiti solo 13: l’ultima sconfitta in casa, è quella con il Bayern Monaco datata 2013.

Nella sua storia soltanto una volta l’Inter è riuscita a vincere le prime tre gare della fase a gironi di Champions, vittoria risalente al 2004-2005. E proprio con i catalani non vantano favoreggiamento di statistiche: il Barca ha vinto 3 delle 6 partite giocate in Champions League contro i nerazzurri, l’unico ko subito dai blaugrana risale alla semifinale della stagione 2009-10 per 1-3 al Meazza, prima che l’Inter si laureasse Campione d’Europa. L’unica vittoria dell’Inter a Barcellona, è quella in Coppa delle Fiere, per 2-1, e risale allo gennaio del 1970. 

Ma Spalletti non ha dubbi, e con la stessa verve utilizzata prima del derby, non dà nulla per scontato, neppure una morte certa in un campo di battaglia ancora troppo fresco per essere già battuto e parla di difficoltà oggettive ma che non possono e non devono essere motivo per soccombere.
Bisogna avere la convinzione di potersela giocare, l’autostima, la rabbia e la sofferenza che hanno avuto i tifosi in questi anni, rimanendo lì ad aspettare questi momenti senza chiedere niente. Dobbiamo cercare di esprimere il nostro calcio, che ha buona qualità”
Spalletti, conferenza stampa, Barcellona-Inter
BARCELONA, SPAIN – OCTOBER 23: Head coach FC Internazionale Luciano Spalletti speaks with the media during a press conference at Camp Nou on October 23, 2018 in Barcelona, Spain. (Photo by Claudio Villa – Inter/Inter via Getty Images)
“Penso che con Messi sarebbe stato un Barcellona più forte ma resta ugualmente una grande squadra con tante soluzioni. Dobbiamo assolutamente essere di grande livello, di spessore, dobbiamo evitare di diventare succube dell’avversario, dobbiamo credere di avere delle possibilità come è giusto quando si fa questo lavoro. Probabilmente sarà più facile senza Messi, lui fa gli stessi tocchi degli altri in meno tempo, può darsi ci sia la possibilità di mezzo secondo in più per pensare alle giocate che proporranno“.
E allora testa alta a guardare il cielo di Barcellona e occhi bassi su pallone e rettangolo verde, perché  per tornare a rimirar le stelle, affrontare il mostro ‘ch’ogne parlar sarebbe poco’ è l’unica via percorribile.
Egle Patanè