Osservando le partite della scorsa settimana e guardando oltre confine, la tendenza segnala un aumento sostanziale nell’utilizzo della difesa a 3.

Guardiola il precursore, in tempi moderni, di un modulo che sta pian piano conquistando un bacino di squadre sempre più ampio.

Solo nella nostra Serie A, 8 squadre su 20 (9 se consideriamo la Spal di Semplici) scendono in campo schierando solo tre uomini in difesa.

Quello che, apparentemente, potrebbe sembrare un deficit dal punto di vista numerico, si rivela spesso essere il punto di forza della squadra stessa, che punta sui tre difensori per la costruzione del gioco dal basso, con l’apporto degli esterni di centrocampo, che hanno quindi modo di dare maggiore ampiezza e densità al gioco.

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Per approfondire l’argomento e per capirne meglio l’applicazione pratica, ci siamo avvalse della collaborazione di Claudio Mele – allenatore Uefa A e match analyst con all’attivo tre esperienze su altrettante panchine in Serie C – che ci ha fornito una spiegazione molto esaustiva sui motivi che hanno portato alla scelta della difesa a 3 da parte di molti club e spiegandoci quali sono (se ci sono) i vantaggi e gli svantaggi di questo sistema di gioco.

“Già diversi anni fa a Coverciano, la casa del Calcio, si parlava del passaggio alla difesa a 3 come prossima evoluzione del calcio d’Elitè. Come risulta ben evidente, non esiste un sistema di gioco vincente, mentre, è certo che ogni sistema di gioco ha i suoi vantaggi e svantaggi…

…Il cambiamento fondamentale, che ha permesso la possibilità di avvicinarsi a questa evoluzione, è senz’altro il miglioramento della formazione tecnica di tutti i calciatori. In questo modo, anche il reparto difensivo è dotato di giocatori abili nei principi di tattica individuale in fase di possesso palla e l’allenatore può sfruttare tutti gli 11 giocatori in campo, al fine di gestire la palla e costruire la propria strategia di gioco…

…Ho citato tutti gli 11 giocatori in campo perché anche il ruolo del portiere si sta evolvendo in questo senso e, nella maggior parte dei casi, le abilità podaliche del portiere sono fondamentali”.

Finora, in particolare, si è parlato della fase di possesso palla, in quanto, la difesa a 3 porta dei vantaggi sulla costruzione di gioco. Questa esigenza si percepiva già diversi anni fa, quando molti allenatori facevano abbassare il centrocampista centrale tra i due difensori per costruire con più libertà e soluzioni. Ma dal punto di vista strategico e quindi di approccio all’avversario, come si applica il modulo e soprattutto, come cambia il ruolo dei due esterni di centrocampo?

“Dal punto di vista strategico la difesa a 3, in fase di possesso, deve legarsi inevitabilmente ai centrocampisti e ai loro movimenti, mentre, in fase di non possesso è fondamentale la partecipazione dei 2 esterni (generalmente chiamati quinti). I 3 difensori come già detto devono avere delle qualità tecniche importanti, devono essere rapidi e, soprattutto, in grado di sopportare e vincere i duelli difensivi per qualità fisiche o capacità di lettura situazionale. I due esterni, che vanno a comporre la difesa a 3, vengono chiamati anche braccetti. La costruzione bassa del gioco offre la possibilità di individuare la prima linea di pressione e la contrapposizione della squadra avversaria…

…L’ opzione che ne deriva è la costruzione:
2 (difensori) + 1 (centrocampista);
2 + 2;
3 + 1;
3 + 2.”

lavagna tattica

Cercando di rendere la spiegazione ancora più semplice, andiamo ad analizzare un episodio in particolare, che riguarda la Juventus, in cui la corretta costruzione del gioco ha portato all’annientamento tecnico dell’avversario, vanificando di fatto ogni tentativo di ripartenza:

“In molti ricorderanno la grande intuizione di Allegri nella sfida di ritorno contro l’Atletico Madrid della scorsa stagione. L’ormai ex tecnico bianconero portò Emre Can a costruire nel ruolo di braccetto destro, vanificando, grazie alla costante superiorità numerica, la linea di pressione della squadra spagnola.”

Contrariamente a quello che si può pensare, in quest’ottica sono quindi i difensori ad impostare il gioco, lasciando ai centrocampisti la possibilità di andare ad attaccare gli spazi, alzare il baricentro della squadra ed andare a concludere l’azione d’attacco.

“Per quanto detto sopra, lo sviluppo della fase di costruzione delegata al reparto difensivo, cambia inevitabilmente anche la tipologia di gioco e i movimenti dei centrocampisti. La linea mediana delle squadre che giocano a 3 tendono ad utilizzare maggiormente centrocampisti abili ad attaccare gli spazi, a discapito dei “palleggiatori”.

“In termini tecnici, nel considerare i compiti che hanno i singoli giocatori, possiamo individuare due gruppi: costruttori e invasori. I primi sono coloro che gestiscono la fase di costruzione, mentre l’altro gruppo ha il compito di dar seguito e concludere la fase d’attacco.”

Si sente spesso parlare di svolta tattica, anche in Europa, con un cambio di rotta ed un ritorno (perchè non è che si stia parlando della scoperta dell’acqua calda) alla difesa a 3 come modulo maggiormente utilizzato nel calcio moderno.

In realtà, come lo stesso Claudio ci spiega, la difesa a 3 è già largamente diffusa anche in Europa: PSG, Borussia (anche se in questo caso si parla di difesa a 4 adattata) Lipsia, e Real Madrid di Zidane, per citarne solo alcune.

“C’è comunque da considerare che, negli anni, il pensiero di Guardiola è stato sviluppato e intrapreso da molti altri allenatori. Quindi, anche se in campo ci sono solo due difensori centrali di ruolo, non è detto che la difesa sia a 4. A far la differenza sono i compiti dei singoli giocatori…

…È anche per questo motivo che da anni, a tutti i Corsi Allenatori, Mr. Ulivieri consiglia di sviluppare l’idea di una flessibilità tattica, ovvero, variare i sistemi di gioco all’interno di una partita a seconda delle esigenze che richiede la gara stessa”.

Tornando per un istante a giocare ‘in casa’, parlando proprio di duttilità tattica e della capacità di variare il sistema di gioco a partita in corso, la Lazio di Simone Inzaghi è un esempio lampante di corretta applicazione dei principi base del modulo.

Nonostante si parli nella quasi totalità delle gare di 3-5-2, in alcune occasioni è stata schierata la difesa a 4 cambiando l’assetto della formazione a partita in corso, specie durante le gare in cui c’era la necessità di rimontare il risultato. In occasione della gara di andata contro il Parma, per arginare Gervinho sulla destra, la squadra è scesa in campo con un 4-4-2, impostando il gioco con Acerbi e Radu centrali, Luiz Felipe terzino destro e Lulic a sinistra, con Luis Alberto in appoggio.

32 – Karl Rappan
fonte immagine: Storia delle idee

Parlare di svolta tattica, forse non è propriamente corretto, anche in virtù del fatto che nel calcio tutto è ciclico e nulla è nuovo (se non il 5-5-5 di Oronzo Canà).

Si può notare come, però, la difesa a 3 venga adottata dai club che hanno un maggior numero di giocatori duttili e adeguatamente preparati sia dal punto di vista tecnico che da quello tattico e che, spesso, la grandezza di tali squadre è data anche e soprattutto, dalla preparazione di allenatori e staff che devono obbligatoriamente saper leggere le partite nella giusta chiave e saper sfruttare al meglio quelle che sono le caratteristiche delle proprie squadre.

 

Micaela Monterosso