Stefano Tacconi, dal 1983 estremo difensore della Juventus che ha vissuto in prima persona la rivoluzione del ruolo di portiere.

Si parla tanto in questi giorni del nostro Tacconi, colpito lo scorso aprile da un’ischemia cerebrale che l’ha costretto in sala di rianimazione.
Oggi vogliamo ricordare le sue prodezze tra i pali e il suo ruolo chiave nella formazione dei portieri moderni. Gli auguriamo una pronta guarigione celebrando l’uomo e il calciatore.

L’Inter lo preleva dalla squadra di Spoleto per inserirlo nelle proprie giovanili ma in realtà l’effettiva permanenza in maglia nerazzurra è breve per Tacconi, mandato in giro per i campionati minori a fare esperienza in piccoli club. Nonostante un buon rendimento l’Inter non è abbastanza convinta per riscattarlo e lo cede alla Sambenedettese, militante in Serie B.

si fa notare dall’Avellino neopromosso con cui muove i primi passi nel campionato maggiore. Come spesso affermò lui stesso, in Irpinia Tacconi giocò quasi come libero. Vengono messi in luce il vigore atletico e il talento del giovane portiere, definito dalla critica uno dei migliori esponenti del suo ruolo.

Abilissimo tra i pali e specializzato nel contrastare i tiri centrali, la Juventus sceglie Tacconi per sostituire il mitico Dino Zoff; egli diventerà suo preparatore e in seguito allenatore. Il carattere forte di Stefano contribuisce a fargli vivere al meglio l’avventura a Torino senza la paura di deludere le aspettative dei tifosi. Sono anni gloriosi per la Juve, che con Tacconi in porta alza solo nella prima stagione scudetto e Coppa Italia.

Stefano Tacconi
Foto: Wikipedia (https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/2/23/Stefano_Tacconi_-_Juventus.jpg)

L’arrivo di Trapattoni l’anno successivo è causa di prestazioni non brillanti e attriti societari: Tacconi è relegato al ruolo di secondo portiere.
L’estremo difensore perugino ritrova la titolarità, per un macabro scherzo del destino, proprio nella maledetta notte dell’Heysel, in cui la Juventus vince la Coppa dei Campioni.

La sua permanenza alla Juve è costellata da altri successi e dopo il ritiro di Sergio Brio, Tacconi diventa il capitano della Vecchia Signora. Le ultime due stagioni in bianconero non sono brillanti, complici dei malintesi con il nuovo tecnico Maifredi e il buon inserimento di Peruzzi in squadra.
Tacconi lascia Torino a 35 anni, dopo anni di più che onorata carriera: ad accoglierlo c’è il Genoa.

Contemporaneamente al suo trasferimento a Genova spunta il nuovo regolamento. I portieri non possono bloccare la palla con le mani dopo un retropassaggio volontario di un compagno. Tacconi, non abile nel gioco con i piedi, ebbe diverse difficoltà di adattamento alle nuove regole, verso cui si mostrò sempre molto critico.
L’esperienza in Liguria ha ben poco degli antichi splendori Juventini e dopo il secondo anno Tacconi rescinde il contratto, ritirandosi dall’attività agonistica.

Negli anni lontani dal campo gli ritorna utile il suo diploma di cuoco, che gli permette di iniziare a lavorare nel mondo della ristorazione. Un uomo poliedrico, incapace di rilassarsi troppo, che si è cimentato sia nella politico che nel mondo dello spettacolo.
Tacconi è stato anche un grande volto della nostra nazionale ma più come uomo spogliatoio che per le sue prestazioni tra i pali.
C’era grande stima per il collega Walter Zenga, di cui è stato il vice negli anni in azzurro.

Federica Vitali