“Progettare sport” è il titolo del convegno svoltosi a Pescara nei giorni scorsi per parlare di impiantistica sportiva abruzzese e, più in generale, dell’Italia con architetti e ingegneri del bel paese. Un appuntamento voluto dall’amministrazione comunale di Pescara e dalla Scais (Società consulenza e assistenza impiantistica sportiva). “Programmazione, perché senza programmazione si rischia di distruggere il territorio; realizzare vuol dire non solo creare nuove strutture, ma recuperare l’esistente e valorizzare; una cosa che non riguarda il 40% degli impianti sportivi del nostro paese: sono questi i tre aspetti fondamentali della Scais” afferma il presidente della Società Dario Bugli. Un convegno che ha visto svariati interventi tra i quali quello di Maurizio Vicaretti, presidente dell’Ordine degli ingegneri di Pescara: “Il vero problema riguarda ‘l’anzianità’ delle strutture: il 60% di esse è stata costruita prima del 1980, il 30% prima del 1996 e solo il 10% successivamente questa data. Problema che riguarda anche Pescara dove la maggior parte degli impianti sportivi ha più di 40 anni! Cosa fare? Iniziare a pensare a una riqualificazione energetica perché proprio i costi energetici sono arrivati a livelli insostenibili. E quando dico questo penso al PalaElettra, alle piscine Le Naiadi e alle palestre scolasitiche. Nel contesto italiano in generale, purtroppo non è facile fare una stima approfondita e dettagliata perché dopo i censimenti del 1989 e del 1996, si hanno solo dei numeri del Cnel (Consiglio nazionale economico del lavoro) risalenti al 2003. Facendo però una previsione, si può azzardare una crescita degli impianti sportivi in Italia dai 130mila del 1989 agli ipotetici 160mila di oggi. Crescita che, di conseguenza, risponderebbe all’aumento delle persone che praticano sport: +15/30%. Cifre in salita – prosegue Vicaretti – che si scontrano con un altro problema: la presenza di un 10% di impianti sportivi inattivi (fonte Cnel) che corrispondono a circa 15mila strutture. Una condizione contrastante che comunque ci pone in netta inferiorità con l’Europa: in Francia e Spagna, per esempio, esistono 400 spazi ogni 100mila abitanti mentre in Italia ne abbiamo circa 160 per 100mila abitanti. In futuro ritengo che la risposta vada adeguata alla domanda e, proprio per far ciò, propongo di istituire – conclude il presidente Vicaretti – un gruppo di lavoro che veda coinvolti tutti gli attori della progettazione e realizzazione di impianti sportivi al fine di creare e porre in essere delle linee guida in materia”. Ipotesi alla quale ha dato il suo appoggio immediato Laura Antosa, presidente dell’Ordine degli architetti di Pescara: “Approvo l’idea lanciata dal presidente Vicaretti, è il momento di fare rete e lavorare in sinergia. E’ necessario però mettere al centro della programmazione e valorizzazione degli impianti sportivi, politiche di rigenerazione urbana sostenibile il cui obiettivo sia quello di migliorare la qualità dell’abitare. In questa direzione sono andati infatti diversi progetti di impianti sportivi che hanno avuto il merito di inserirsi in contesti urbani rispettando la quotidianità degli abitanti, la natura circostante e, in alcuni casi, tutto questo attraverso il riuso di edifici inutilizzati. Un esempio pratico è lo stadio Braga in Portogallo vincitore del premio Uefa come impianto più spettacolare degli Europei 2004. Tutto ciò per noi è propedeutico alla necessità di mettere in atto procedure concorsuali a visibilità pubblica che garantiscano trasparenza e qualità. Una richiesta che ci sentiamo di fare – conclude Antosa – perché la partecipazione ampia e condivisa consente a tutto il territorio di mettersi in gioco”. Infine, Fabio Bugli del comitato scientifico Scais, ha “snocciolato” alcuni numeri sul sistema sportivo italiano definito “una tigre da cavalcare”. Il Coni riconosce 150 discipline sportive “a conferma della complessità del sistema”. In Italia il 45% dei cittadini dichiara di non fare nessun tipo di attività sportiva contro il 55% che pratica sport e chiede strutture adeguate. In Abruzzo la percentuale di chi pratica qualsiasi tipo e a qualsiasi livello sport, è leggermente al di sotto della media nazionale: 26,9% “ma può essere motivo di stimolo”. Paragonata alla Germania, il nostro paese non sfrutta il potenziale dello sport: il sistema sportivo rappresenta il 3% del Pil tedesco e dà lavoro a 5 milioni di persone. In Italia lo sport è solo l’1,7% del Pil e impiega un quarto delle persone rispetto alla Germania.

Francesca Di Giuseppe