Il gruppo D di questa edizione della Champions League ha visto impegnato lo Schalke 04, alla ricerca di una qualificazione agli ottavi di finale che mancava da tre edizioni. I tedeschi ce l’hanno fatta, con un turno di anticipo e nonostante la sconfitta contro i portoghesi del Porto, hanno conquistato un punteggio tale da garantirgli il secondo posto nel girone e un pass per il prossimo scontro a eliminazione diretta. Il merito, oltre che della squadra, porta il nome di Tedesco, di nome e per metà, di fatto: Domenico.

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Il mister nato a Rossano, in Calabria, emigrato poi nel corso della sua vita per ragioni familiari all’estero, in Germania, dove il caso ha voluto che iniziasse una carriera da giovanissimo in panchina.

Quando si dice che l’età non fa sempre l’esperienza di una persona è vero, e lui ne è la dimostrazione: nell’arco di otto anni è passato da allenare come vice una squadra di settimana divisione, l’Aichwald, a una di prima, lo Schalke e a portarla a diventare una tra le sedici  protagoniste di una fase importante. Quello che può sembrare più strano in termini “tempistici” è l’età di Tedesco: 33 anni.

Un protagonista del calcio, generalmente, in questa fase si appresta a pensare al proprio futuro, conscio che da lì a poco sarà costretto ad appendere gli scarpini al chiodo. Lui no, quella decisione l’ha presa a soli 18 anni quando, razionalmente, ha intutito che le sue doti sul campo non erano così rare e evidenti. L’evidenza, invece,  si nota adesso che la sua postazione è a bordocampo, quando guida ragazzi anche coetanei verso successi quasi memorabili. Dopo aver intrapreso la carriera universitaria, inizia la proria avventura nel mondo del calcio rimasto sempre punto centrale della propria vita. Prima vive le parentesi in categorie dilattantistiche, poi  nel 2013 alla corte dello Stoccarda under 17 e poi, a trentanni, all’Hoffenheim under 19.

E’, però, nel marzo 2017 che approda in Bundesliga: l’ Erzgerbirge Aue gli affida la salvezza della squadra a stagione quasi terminata, raggiunta ampiamente. Qui si conquista  la stima di altre grandi, tra cui lo Schalke che nella medesima estate lo vuole fortemente al suo cospetto. Alla prima stagione raggiunge con i suoi la seconda posizione, 63 punti: in 34 disputate sono 18 le vittorie, 9i pareggi e 7 le sconfitte. 

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Alla domanda su quali siano i suoi riferimenti di gioco, risponde in questo modo: “Non ritengo fondamentale il tipo di calcio che ho io in testa, a me piace il gioco del Manchester City, quello del Barcellona e il modo in cui interpreta le partite Antonio Conte. Ho conosciuto anche Spalletti in Cina, ho avuto la possibilità di parlare con lui prima e dopo la partita, è una persona molto preparata”.

Chissà  che questa qualificazione non si riveli la motivazione più adatta percontinuare l’ascesa verso l’apice della classifica.

Chiara Vernini